Da una parte il sospiro di sollievo del ministro della Sanità Beatrice Lorenzin che, esami tossicologici alla mano, rassicura sui vaccini antinfluenzali sospettati di aver provocato diciannove morti. Dall’altra il Veneto, rimasto fuori dal tourbillon delle partite di vaccini ritirate, ma all’improvviso disorientato da un episodio di cronaca. A Padova è stata bloccata una cremazione al cimitero Maggiore dopo che i familiari di Lidia Mandruzzato, padovana di 82 anni, morta all’alba di martedì scorso, a una settimana esatta dall’iniezione con cui il suo medico di base le aveva inoculato il vaccino antinfluenzale, hanno presentato un esposto.
Se fosse, con la morte dell’anziana padovana, si arriverebbe a venti casi sospetti. I dettagli, e le domande, si trovano tutti nel verbale reso dai figli della donna, Paola e Bruno Ferrarese, titolari in città di una società assicurativa, ai carabinieri del luogotenente Giancarlo Merli, comandante della stazione di Prato della Valle, e finito nel giro di poche ore sul tavolo del sostituto procuratore Sergio Dini che, ordinando all’Arma l’acquisizione della cartella clinica dell’anziana e il diario del medico di base, ha aperto un’inchiesta sulla vicenda.Il fascicolo, in attesa della testimonianza del medico di base della donna, è il cosiddetto «modello 45», ovvero non indica ipotesi di reato né (presunti) responsabili. Se sviluppi ci saranno, lo si saprà solo dopo l’autopsia che verrà ordinata dalla procura tra domani e dopo. Perché al momento al quarto piano del palazzo di Giustizia non c’è altro, se non il verbale della deposizione dei parenti della donna, messo nero su bianco ieri mattina nella caserma a due passi dalla basilica di Santa Giustina. Nemmeno si sa quale sia il vaccino iniettato dal medico, né se faccia parte del lotto finito nell’occhio del ciclone e al centro di un’ inchiesta per omicidio colposo, contro ignoti, dalle procure di Siena, Roma, Parma, Prato e Chieti.
Come detto sono queste le domande a cui dovrà rispondere domattina il camice bianco. Ma la storia di Lidia Mandruzzato basta per tenere alta l’attenzione. Nella paginetta di verbale raccolto dai carabinieri c’è tutta l’ultima settimana di vita della donna che abitava con una badante in via Colle, nel quartiere Forcellini. Martedì 18 novembre, nella solita visita settimanale a casa dei suoi pazienti, il medico aveva iniettato, come sempre faceva da anni, il vaccino all’anziana, malata di Parkinson.
Passano solo due giorni e la sera di giovedì 20 novembre la figlia della donna chiama la madre e nel salutarla si accorge del suo respiro affannoso. Chiamata dalla badante, a casa della donna arriva un’ambulanza del 118 che porta l’anziana in ospedale, al Monoblocco, dove viene ricoverata per un’infezione polmonare. Gli esami che all’inizio facevano pensare a una ripresa peggiorano e domenica 23 la donna perde conoscenza senza più riprendersi. Muore all’alba di martedì 25, in ospedale. La vaccinazione viene scoperta dalla figlia parlando con la badante il giorno dopo il funerale, venerdì scorso.
Ieri la decisione di bloccare la cremazion e per chiedere alla magistratura se ci siano legami tra l’iniezione e la morte.
Nicola Munaro – Corriere del Veneto – 2 dicebre 2014