Repubblica. A meno di venti giorni dall’avvio della campagna vaccinale, il governo è costretto a rimettere mano al piano presentato a dicembre al Parlamento per via dei ritardi e dei tagli nella distribuzione decisi da Pfizer. Il rapporto con la casa farmaceutica Usa è al lumicino. Del resto, ha fatto sapere ieri sera il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, l’azienda «ci ha comunicato che anche nel corso della prossima settimana non solo non verranno consegnate in Italia le dosi che sono state unilateralmente e senza preavviso non consegnate in questa settimana, pari al 29%, ma ci sarà una pur lieve ulteriore riduzione delle consegne».
Governo e Regioni hanno così deciso di intraprendere, a partire dai prossimi giorni «azioni a tutela dei cittadini italiani e della loro salute in tutte le sedi, civili e penali, in cui ciò sarà possibile». Durante il vertice con le Regioni, il ministro Francesco Boccia del resto aveva spiegato che il governo «sta valutando azioni legali concordate. Non sono più tollerabili riduzioni unilaterali delle dosi senza preavviso».
Arcuri ha detto alle Regioni che al momento ci sono due cose positive e una negativa. Le prime sono il prossimo via libera al vaccino di AstraZeneca da parte dell’agenzia regolatoria europea, Ema, e l’imminente arrivo nelle Regioni di una parte dei vaccinatori selezionati dalla sua struttura. Il problema invece è il rapporto con Pfizer, dalla quale ogni giorno arrivano nuove sorprese.
L’azienda farmaceutica venerdì scorso aveva annunciato il taglio di 165mila dosi, cioè del 29%. Una riduzione non omogenea. Sei Regioni non hanno avuto modifiche delle consegne, altre hanno subito tagli pesanti: il Friuli Venezia Giulia del 54%, il Veneto del 53%, l’Emilia-Romagna del 49%. L’ipotesi è di avviare un meccanismo di solidarietà perché tutte abbiano la stessa riduzione. Bisognerebbe spostare circa 50 mila dosi per raggiungere l’obiettivo. L’accordo c’è ma ieri sera si discuteva degli aspetti pratici, delle difficoltà legate all’operazione, tra calcoli delle dosi da cedere e organizzazione delle spedizioni.
I ritardi nelle consegne un risultato, negativo, lo hanno comunque già prodotto: visto che ora tutti stanno solo facendo richiami e non prime dosi, slitterà di almeno due settimane l’inizio della campagna di vaccinazione per gli over 80 e dei 400mila pazienti oncologici, ematologici e cardiologici. Questo nel giorno in cui la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen chiede uno sforzo agli stati membri perché si raggiunga l’obiettivo di vaccinare l’80 per cento degli ultraottantenni e degli operatori sanitari entro marzo e il 70 per cento della popolazione entro l’estate. Sulla campagna vaccinale mondiale, e sui rischi del sovranismo farmaceutico per cui i Paesi col Pil maggiore ricevono più fiale (al 18 gennaio le dosi somministrate in tutto il pianeta erano 41 milioni, di cui 13 negli Stati Uniti, 4,5 in Gran Bretagna, 2,6 in Israele, 1,8 negli Emirati Arabi) si è pronunciato ieri anche il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus: «Può diventare una catastrofe morale per tutti visto che i giovani e gli adulti sani nella parte più ricca della terra saranno vaccinati prima degli infermieri e degli anziani di quella meno abbiente ».