Nello stesso giorno in cui anche Trieste, dopo l’Emilia, impone il certificato vaccinale per l’iscrizione dei bambini da zero a 5 anni al Nido e alla scuola materna, il Veneto sceglie un compromesso che non smentisce la sospensione dell’obbligo varata con legge regionale 7 del 2007 e nemmeno snobba le aspettative generali di una presa di posizione in seguito al crollo delle coperture dal 98% del 2008 all’attuale 91,5%.
Ieri la giunta Zaia ha approvato una delibera che fissa nel 90% di bimbi vaccinati la nuova soglia di sicurezza, diversa dal 95% decisa dall’Oms e dal parametro dell’85% universalmente riconosciuto come «pericolo epidemie». Al momento dell’iscrizione all’asilo verrà richiesto il certificato vaccinale del bimbo: se non immunizzato, sarà ammesso qualora il 90% dei piccoli che frequentano la scuola abbia assunto i 4 sieri ex obbligatori, cioè antidifterica, antipolio, antiepatite B e antitetanica (però sul mercato solo nella formulazione esavalente con antipertosse e anti-Haemophilus influenzae B). Se invece la copertura è sotto il 90%, il bambino non vaccinato sarà segnalato dal responsabile dell’asilo al Servizio d’Igiene dell’Usl di riferimento, che fornirà un parere sul rischio della sua ammissione rispetto alla situazione epidemiologica del territorio e alla presenza di iscritti per motivi di salute non compatibili con la prevenzione in oggetto. E poi invierà il fascicolo del minore al sindaco che, in quanto autorità sanitaria locale, dovrà decidere se disporne con un’ordinanza la non ammissione all’asilo o il temporaneo allontanamento. A quel punto i genitori o lo vaccinano o cercano un’altra scuola.
«Siamo l’unica Regione ad aver sospeso l’obbligo vaccinale e difendiamo questa scelta di libertà — spiega il governatore Luca Zaia —. Non mettiamo in discussione l’efficacia dei vaccini, che hanno salvato milioni di vite e fatto scomparire malattie mortali, come il vaiolo. Ma abbiamo voluto evitare la banalizzazione vaccino sì-vaccino no, per incentivare la decisione consapevole e informata, spiegando che proteggere il proprio figlio significa tutelare pure quelli degli altri. E comunque se un genitore non vuole immunizzare il suo bambino non c’è obbligo che tenga, non esiste più l’accompagnamento coatto». La delibera è immediatamente esecutiva, non bisognerà aspettare il prossimo anno scolastico per vederla in vigore. «L’abbiamo approvata dopo una lunga riflessione e un’analisi attenta — aggiunge Luca Coletto, assessore alla Sanità — è una scelta di libertà e di informazione. Saranno avviate una campagna straordinaria di comunicazione sui social network e una serie di corsi di formazione per operatori sanitari ma anche pre-parto e pre-matrimoniali. L’obbligo, che la legge regionale prevede di ripristinare solo se la copertura crolla all’85%, non incide sul ricorso o meno alle vaccinazioni, come dimostrano le Regioni in cui è ancora vigente». Il provvedimento varato prevede infine la collaborazione con gli Ordini professionali e i sindacati della sanità per la denuncia di operatori colpevoli di sconsigliare i vaccini, e con i pediatri di libera scelta: il recupero dei rifiuti sarà inserito nei Patti aziendali.
Medici e genitori, però, storcono il naso. «E’ un provvedimento senza basi scientifiche — nota il professor Giorgio Palù, presidente delle Società italiana ed europea di Virologia — la soglia del 90% non rappresenta niente. E poi come faranno le scuole a calcolarla? E’ un percorso macchinoso e di difficile applicazione, sarebbe stato meglio scegliere per l’obbligo o meno». «La delibera del Veneto lancia un segnale politico confuso in un momento in cui di confusione ce n’è già troppa, per colpa degli antivaccinisti — concorda il professor Roberto Burioni, ordinario di Virologia al San Raffaele di Milano —. Vaccinarsi non è una scelta individuale ma è un dovere sociale, come non guidare ubriaco, quindi è sbagliato dire: tu puoi farlo, tanto gli altri si mettono al volante sobri, perciò nessuno si fa male. Non è giusto». Sulla stessa linea Stefano Cecchin, presidente di Fism Veneto(asili parificati): «Non sarà facile per i direttori scolastici, soprattutto degli istituti comprensivi, fornire i dati sulle coperture, raccogliendoli caso per caso, anche perchè il tempo è poco: le prossime iscrizioni sono a gennaio. Sarebbe stato più facile allinearsi alla scelta dell’Emilia, invece di demandare ogni responsabilità ai sindaci».
Convinti solo i pediatri: «E’ comunque uno stimolo per riaccendere i riflettori sull’importanza dei vaccini», commenta Franco Pisetta, se gretario di Fimp Veneto.
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 30 novembre 2016