La Regione Veneto impugnerà davanti alla Corte costituzionale il «decreto Lorenzin» che ha alzato da 4 a 12 le vaccinazioni obbligatorie, ne ha fatto un requisito necessario per l’ammissione agli asili nido e alle scuole materne e ha stabilito pesanti sanzioni a carico dei genitori che decidessero di sottrarre comunque i loro bambini alla profilassi. Lo farà, come ha spiegato ieri il governatore Luca Zaia, non perché contraria ai vaccini («Siamo assolutamente convinti dell’importanza della prevenzione, se io avessi un figlio lo vaccinerei, punto»), non per mere ragioni politiche («Quando c’è di mezzo la salute dei cittadini non esiste destra e sinistra») e men che meno per questioni economiche (sebbene l’assessore alla Sanità Luca Coletto abbia spiegato che l’adempimento ai nuovi obblighi previsti dal decreto comporta per Palazzo Balbi una maggior spesa di 12 milioni l’anno, non coperti dai Livelli Essenziali di Assistenza) ma perché, essenzialmente, non condivide il metodo utilizzato dal governo: «Obblighi, fatti valere con multe sproporzionate, genitori portati di fronte ai tribunali in un clima da caccia alle streghe, famiglie ridotte a comparse, nessuna intesa con le Regioni: io mi rifiuto di innescare una guerra con i miei cittadini» ha detto Zaia.
La delibera è stata approvata dalla giunta all’unanimità, se il decreto verrà convertito in legge dal parlamento (è stato approvato dal consiglio dei ministri il 19 maggio e firmato dal Presidente della Repubblica il 7 giugno) il Veneto impugnerà pure quella: «Speriamo non mettano la fiducia, sarebbe una follia». In attesa della sentenza, il nostro sistema sanitario non applicherà le norme scritte dal ministero insieme all’Istituto superiore di sanità e all’Agenzia italiana del farmaco, ufficialmente perché «non ci sono i tempi tecnici» e perché, come ha spiegato Coletto, «le case farmaceutiche non sono neppure in grado di fornire tutti i 12 sieri richiesti».
«Io non metto in discussione le conclusioni a cui è pervenuta la comunità scientifica – ha precisato Zaia – ma a ben vedere, cosa intendiamo per comunità scientifica? In Europa le idee sul tema sono molto diverse: 15 Paesi, come la Germania, non hanno alcun obbligo; altri 14 hanno un vaccino obbligatorio soltanto. E noi ne vogliamo 12? Imponendoli con la forza?». Sembra che a convincere il governatore, oltre al parere delle strutture tecniche della Regione («Ho approfondito molto la questione»), siano stati i tanti incontri avvenuti durante le ultime settimane, complice la campagna elettorale per le amministrative, con «mamme e papà preoccupati, alle volte con le lacrime agli occhi. Persone che non sono affatto contro i vaccini, non sono dei disperati ma chiedono di poter scegliere il programma vaccinale più adeguato per i loro figli, che non vogliono somministrare tutti i 12 sieri, che chiedono di poter dialogare con le istituzioni, esprimere i loro dubbi, conoscere e capire. Bisogna sempre fidarsi dell’istinto materno».
La decisione, assicura Zaia, comunque non è stata presa sull’onda dell’emotività: «I dati parlano chiaro: in Veneto, dove non c’è obbligo vaccinale ma solo una recente, blanda delibera che garantisce l’immunità di gregge negli asili e nelle materne, la copertura è al 92,6% e siamo sempre aggiornati grazie all’anagrafe digitale, che siamo l’unica Regione in Italia ad avere. L’imposizione rischia di creare l’effetto opposto a quello desiderato, spinge verso l’abbandono». E l’assessore Coletto avverte: «Abbiamo ricevuto lettere di mamme che si dicono pronte ad allestire nidi domiciliari. Così si scivola nell’ombra e si rende impossibile qualunque tipo di controllo».
La notizia, com’era prevedibile, ha scatenato immediate reazioni polemiche. Alessandra Moretti del Pd accusa: «Zaia getta la maschera e si mette dalla parte dei No Vax, invece di difendere la stragrande maggioranza di genitori coscienziosi e responsabili che vaccinano i loro figli. Il governatore usa i vaccini come un argomento buono da spendere in campagna elettorale, sulla pelle dei bambini, in particolare i più fragili». Anche Roberto Burioni, medico Pro Vax divenuto uno star del web, stiletta: «Zaia si vanta della copertura del Veneto dove da gennaio sono stati registrati 200 casi di morbillo. Se la copertura fosse stata sufficiente i casi sarebbero stati zero. È come un allenatore che perde la Champions League 10 a 0 e si vanta del gioco efficace della sua difesa».
Ricciardi: «Siete un punto sotto la media per l’esavalente». Critico il ministro Fedeli
Sono diversi da quelli presentati dalla Regione i numeri e la loro lettura sulla situazione vaccinale del Veneto forniti dal ministero della Salute. Che si affida a Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di Sanità, per esporli: «I dati di copertura 2016 mettono in evidenza che poca strada è stata fatta in Italia per risalire la china delle coperture. Escluso il recupero dell’anti-meningococco B e C, fondato prevalentemente sulle emozioni suscitate dalle recenti discussioni mediatiche, la cultura della vaccinazione stenta ad affermarsi nel suo significato più profondo della prevenzione e della tutela della salute di tutti. Ed è proprio l’analisi approfondita di questi dati a dimostrare la necessità delle misure urgenti espresse dal decreto, anche in regioni virtuose come il Veneto, dove nel 2007 è stato sospeso l’obbligo, costruendo un sistema di monitoraggio e promuovendo un’adesione consapevole. Ciò però non è riuscito a impedire un livello insoddisfacente di copertura proprio sulle vaccinazioni obbligatorie — sottolinea Ricciardi — infatti inferiore di oltre un punto rispetto alla media nazionale. La copertura di vaccinazioni raccomandate come l’anti morbillo, parotite e rosolia è superiore di quasi 2 punti rispetto al resto d’Italia ma comunque inferiore al livello critico del 95%, necessario al raggiungimento dell’eliminazione del morbillo».
E, secondo il presidente dell’Iss, se questo accade nel contesto di una Regione dove pure c’è un’offerta vaccinale ampia e gratuita, oltre a una particolare attenzione alla comunicazione, «significa che senza interventi mirati e omogenei sul territorio nazionale il rischio di un ulteriore calo delle coperture è molto elevato». In più, secondo il report del ministero, la nostra regione risulta fra le poche a mostrare un recupero della copertura dell’esavalente (contro polio, tetano, pertosse, difterite, Haemophilus influenzae B ed epatite B) inferiore al 5% a 36 mesi. Ciò significa che solo il 5% dei bambini non immunizzati secondo il calendario prestabilito si mette in pari entro i 3 anni. Invece del resto del Paese il recupero avviene con percentuali intorno al 18%. «Rendere obbligatori tutti i vaccini serve a fare chiarezza — chiude Ricciardi — sono tutti importanti, dappertutto. E tutti insieme rappresentano un atto di responsabilità verso la salute pubblica. Siamo convinti che è auspicabile favorire un’adesione volontaria e che bisognerà lavorare per promuoverla, in particolare attraverso una corretta informazione. La situazione attuale però è ferma da troppo tempo e non si può rischiare oltre. Bisogna dare indicazioni precise e regole certe. La priorità ora è raggiungere la soglia di sicurezza per tutti».
Diretto il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli: «Come si fa a fare ricorso contro un metodo e non contro un contenuto? Ci sarà un dibattito in Parlamento: il passaggio da 4 a 12 vaccini obbligatori è una scelta importante per il Paese, così come lo sono le norme transitorie. Soprattutto la campagna di informazione dei genitori. Su questo anche il dibattito parlamentare mi auguro sia qualitativo e che approvi il decreto. Poi vedremo cosa deciderà di fare Zaia».
Nel frattempo i no vax non si fermano. Il Corvelva (Coordinamento veneto per la libertà vaccinale) sta organizzando una serie di serate in diverse città per spiegare ai genitori perchè rifiutare l’obbligo vaccinale, come «resistere» e gli effetti collaterali di questa forma di prevenzione. Gli incontri, finora frequentati da 200/300 persone a serata, sono organizzati insieme a Radio Gamma 5, che ha pure lanciato una raccolta di fondi per sostenere le spese legali di Roberto Gava, il medico radiato dall’Ordine di Treviso con l’accusa di essere un antivaccinista.
Marco Bonet – Il Corriere del Veneto – 14 giugno 2017