Corsa contro il tempo per il piano vaccinazioni. Nuovo parere dell’Aifa sul vaccino di Oxford: «Il rapporto beneficio/rischio risulta favorevole anche nei soggetti più anziani senza fattori di rischio».
È corsa contro il tempo, per riscrivere il piano di vaccinazioni. Alle prese con la prescrizione dell’Aifa di utilizzare preferenzialmente il vaccino AstraZeneca per la fascia d’età 18-55 anni, il ministero della Salute, il commissario straordinario Domenico Arcuri e gli assessori regionali alla Sanità stanno ripensando tutto. La nuova idea, ora, in parallelo agli ultraottantenni, è di privilegiare i malati. Così almeno è il risultato di una riunione di ieri tra Arcuri e i tecnici ministeriali. Sembra una cosa facile: i gruppi più vulnerabili, quali ad esempio i malati di Sla, ma anche i diabetici, o i pazienti oncologici, tutti particolarmente esposti alle conseguenze del Covid-19 erano già considerati target prioritari nel vecchio piano vaccinale; venivano subito dopo gli operatori sanitari, i ricoverati nelle Rsa, e gli ultraottantenni. Però è più facile a dirsi che a farsi. Perciò molto probabilmente slitterà di un giorno il previsto incontro tra ministri e Governatori regionali.
C’era stato ieri un appello proprio a tenere in considerazione i malati oncologici. «Bisogna pensare ai più giovani, gli under 65, che sono purtroppo numerosi», dice Roberto Orecchia, direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia di Milano. In generale, i pazienti oncologici hanno infatti un rischio più alto di sviluppare forme gravi e complicanze severe, o addirittura di mortalità, specie nel caso di tumori in stadio avanzato. «Senza contare che queste persone sono più esposte al rischio di infezione perché non possono osservare il lockdown e restare a casa, ma devono assolutamente accedere agli ospedali e ambulatori per curarsi con regolarità».
Con AstraZeneca il piano vaccinale italiano dovrebbe cambiare di passo. Tra quindici giorni inizieranno le forniture e saranno mezzo milione di dosi a settimana: gli accordi sono di 3 milioni di dosi recapitate all’hub militare di Pratica di Mare entro la fine di marzo. È indispensabile insomma decidere come muoversi. Prima della videoconferenza plenaria tra Boccia, Speranza e i Governatori si cercherà dunque di capire se sia possibile ottenere i dati dei malati dagli assessorati regionali e soprattutto se si riesca a disaggregarli, evidenziando tra chi ha più e chi meno di 55 anni. È una complicazione in più: per i malati si dovrebbe utilizzare solo il vaccino AstraZeneca, lasciando Pfizer e Moderna agli anziani. Ma se poi c’è un malato che ha più di 55 anni? Non si potrà metterlo nel primo elenco, bensì nel secondo. Con tempi, luoghi e modi diversi di somministrazione. Lo stesso identico problema si pone per il personale della scuola o delle forze dell’ordine: si potrebbe anticipare la vaccinazione con AstraZeneca per queste categorie, ma l’età media del personale è molto alta, specie nella scuola.
Quanto tutto sia complicato, ieri, s’è visto con l’avvio delle prenotazioni telematiche nel Lazio per gli ultraottantenni. Il sito della Regione è stato preso d’assalto e ha funzionato a singhiozzo. Entro sera, comunque, si sarebbero registrate venticinquemila prenotazioni su una platea di cinquecentomila possibili utenti. «L’obiettivo è quello di garantire in una decina di giorni la doppia prenotazione per ognuno degli over 80 del Lazio», ha spiegato l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato. Per le opposizioni, invece, è una clamorosa falsa partenza. «Ma che cosa deve succedere perché a Zingaretti venga chiesto il conto per tutte le vicende fallimentari e poco chiare che hanno coinvolto la sua gestione e si metta la parola fine sulla sua disastrosa amministrazione?», incalza Maurizio Gasparri, Forza Italia.
Nel frattempo, proprio stamattina, l’Aifa ha rivisto le proprie posizioni sul vaccino di AstraZenbeca e ha detto sì anche agli over 55 in buona salute. «In attesa di acquisire ulteriori dati, anche dagli studi attualmente in corso, al momento per il vaccino Astra Zeneca – precisa l’Aifa in un documento – si suggerisce un utilizzo preferenziale nelle popolazioni per le quali sono disponibili evidenze maggiormente solide, e cioè soggetti giovani tra i 18 e 55 anni. Si ribadisce tuttavia che, sulla base dei risultati di immunogenicità e dei dati di sicurezza, il rapporto beneficio/rischio di tale vaccino risulta favorevole anche nei soggetti più anziani senza fattori di rischio».
La Stampa