Nessuna «disobbedienza». In attesa del responso della Corte costituzionale, alla quale martedì ha presentato ricorso, la Regione osserverà il decreto legge sull’obbligo vaccinale in vigore dalla scorsa settimana. «E’ una legge dello Stato, sovraordinata rispetto a quella regionale (la numero 7 del 2007 che dal primo gennaio 2008 sospese in Veneto l’obbligo vaccinale, ndr ) — conferma Luca Coletto, assessore alla Sanità — e dobbiamo rispettarla. Restiamo contrari all’obbligo, non alle vaccinazioni sia chiaro, perchè con la corretta informazione e senza coercizioni la copertura è in ripresa. Siamo al 92% per l’anti-polio (parametro di riferimento per l’esavalente, ndr ), mentre è scesa di un punto, dal 6% al 5%, la percentuale dei contrari. Aspettiamo le norme attuative, che richiederanno un’organizzazione molto complessa».
E infatti le Regioni hanno ottenuto dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, un anno di moratoria, perchè sarebbe stato impossibile immunizzare 800mila bimbi italiani nel giro di due mesi, cioè prima dell’inizio del prossimo anno scolastico. Perciò il vincolo di presentare il certificato vaccinale al momento dell’iscrizione all’asilo o alla scuola dell’obbligo per i minori da zero a 16 anni slitta a marzo 2018. Ma c’è un’altra novità che Coletto rivela: «Il decreto ha effetto retroattivo, quindi le Usl dovranno richiamare tutti i nati dal 2001 in poi che non risultino immunizzati. Un surplus di lavoro che comporterà per le Regioni una spesa complessiva di 36 milioni di euro, 3 dei quali a carico del Veneto». Il ministro Lorenzin ha dichiarato che i soldi per l’operazione sono già stati corrisposti dallo Stato, sono quelli del Piano nazionale vaccini, ma l’assessore veneto precisa: «Appunto, sono i 300 milioni del Piano, nei quali non sono però compresi questi 36 extra. Insomma, è tutto in divenire, attendiamo una rivalutazione complessiva del decreto, che del resto le Regioni hanno dibattuto con il ministro Lorenzin nel corso di una sola riunione». «Prima di arrivarci la Commissione Salute si è riunita varie volte — replica la Lorenzin — e proprio dalle Regioni è partita la sollecitazione ad emanare un provvedimento nazionale, per armonizzare gli interventi. E’ evidente che quando si parla di immunizzazione di massa non puoi avere una provincia scoperta e un’altra no. Tra l’altro il Veneto non è messo bene, ha avuto negli anni un calo di immunizzazione di cui l’Istituto superiore di Sanità ha presentato rapporto: c’è stato un leggero miglioramento, ma siamo sempre molto al di sotto dei dati che l’Oms ritiene congrui. Quindi la Regione Veneto ha bisogno più di altre di questo decreto e la politica deve riferirsi a ciò che dicono le istituzioni sanitarie. Vorrei che questo fosse un dibattito non politico ma scientifico — incalza il ministro — per aiutare i cittadini a capire l’importanza delle vaccinazioni. L’emersione dei no vax, che sono tantissimi, insieme alle persone che hanno paura, fa comprendere che c’è bisogno di un lavoro in cui lo Stato dimostra di esserci, a tutela della collettività». Quanto ai soldi: «Le Regioni li hanno ricevuti, c’è uno stanziamento ad hoc nella legge di Bilancio per il Piano nazionale vaccini. Il tema piuttosto è: li stanno spendendo?».
Si muove pure il ministero dell’Istruzione: nelle ultime ore ha comunicato all’Ufficio scolastico regionale che sono in arrivo le istruzioni da inviare alle famiglie per l’iscrizione dei figli secondo i nuovi dettami. «Emaneremo una circolare — ha anticipato il ministro Valeria Fedeli — chiederemo ai genitori di portare la documentazione relativa alle vaccinazioni dei figli».
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 18 giugno 2017