Il Corriere del Veneto. È caos vaccini dopo il taglio alle forniture deciso unilateralmente da Pfizer. In questo momento, in Veneto, la campagna di profilassi è bloccata: non si fanno nuove iniezioni e sono a rischio le seconde dosi. Di sicuro non si riuscirà a chiudere entro fine mese, come era stato annunciato, la «Fase uno» del piano di immunizzazione di massa, quella dedicata dagli operatori della sanità pubblica e privata e agli ospiti e i dipendenti delle case di riposo.
Questi i numeri: la «Fase uno» prevedeva la vaccinazione entro il 31 gennaio di 185 mila persone; ad oggi 110 mila di queste hanno ricevuto la prima dose; dunque, se si volesse rispettare il cronoprogramma, in 10 giorni dovrebbero arrivare in Veneto 110 mila «seconde dosi», così da completare la profilassi di questa prima tranche di soggetti, più altre 150 mila dosi per fare prima iniezione e richiamo alle restanti 75 mila persone. Totale 260 mila fiale. Un miraggio se si considera che Pfizer ha tagliato del 52% la fornitura di questa settimana (da 48 a 23 mila dosi) e nonostante le rassicurazioni – si veda l’articolo in basso – ha già annunciato un taglio del 29% a quella della prossima (da 45 a 35 mila dosi; la sforbiciata stavolta sarà lineare, uguale per tutte le Regioni, senza gli inspiegabili scompensi visti in questi giorni, con vaccini dimezzati per alcune Regioni e zero riduzioni per altre).
Di quante fiale dispone oggi la Regione? «Sono 45 mila, derivanti dalla somma tra le 23 mila dell’ultima fornitura, arrivata oggi, e 22 mila che avevamo precauzionalmente messo da parte nelle scorse settimane – spiega il direttore generale della Sanità Luciano Flor -. Saranno utilizzate solo ed esclusivamente per i richiami, in questo momento si sta vaccinando solo in quattro Usl su nove. Lo stesso faremo con la fornitura della prossima settimana, attesa il 25 gennaio, che dovrebbe vedere accanto alle 35 mila dosi programmate altre 24 mila dosi in più, messe a disposizione dal commissario Arcuri per bilanciare gli ammanchi patiti dal Veneto questa settimana». Basta fare due conti per capire che anche così non si arriverebbe a coprire neppure tutti i richiami: 104 mila dosi per 110 mila persone.
Cosa potrebbe accadere se i 21 giorni scadessero senza la seconda iniezione? «Non ci voglio neppure pensare» taglia corto Flor. Giorgio Palù, presidente di Aifa, avverte: «Quando c’è una schedula di somministrazione va rispettata, sia nei modi che nei tempi». Spiega l’immunologa Antonella Viola: «Il rischio è che il sistema immunitario di chi ha ricevuto solo la prima dose non produca una risposta anticorpale sufficiente, lasciando così il soggetto esposto al pericolo del contagio fino alla seconda dose». Ma l’avvocato Stefano Putinati, professore di diritto penale dell’Università di Parma, in un approfondimento pubblicato sul sito di informazione e divulgazione scientifica MedicalFacts.it fondato dal virologo Roberto Burioni, si spinge a ipotizzare reati come «le lesioni colpose o peggio l’omicidio colposo» in caso di «eventi infausti» derivati dalla mancata o ritardata seconda iniezione. E aggiunge: «Non sembrerebbe peregrino individuare le Regioni come i veri garanti-obbligati alle regolari somministrazioni delle dosi».
Zaia da giorni respinge ogni addebito: «Non conosciamo i contratti, che sono stati sottoscritti da Pfizer con l’Unione Europea. Non siamo dunque neppure in grado di dire se questi tagli alle forniture concretizzino o meno un’inadempienza». Sembra infatti (il condizionale è d’obbligo, gli atti sono secretati) che il colosso farmaceutico Usa si sa obbligato per un quantitativo minimo trimestrale e non settimanale. «Noi abbiamo degli accordi di distribuzione con il commissario Arcuri, basati sulla popolazione» prosegue il presidente. Dunque si resta in balia delle decisioni di Pfizer, che finora ha motivato il calo della produzione con lavori urgenti nel suo stabilimento in Belgio, dovuti proprio all’alta domanda globale. «Speriamo sempre nel via libera di AstraZeneca – chiosa Zaia – che ci ha garantito 8 milioni di dosi a trimestre». Per il Veneto sarebbero altre 50 mila dosi a settimana, indispensabili per la «Fase 2» (over 60 e lavoratori dei servizi essenziali) e la «Fase 3» (il resto della popolazione).
«Pacta sunt servanda , abbiamo dei contratti e abbiamo bisogno di questi vaccini adesso» ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Le ha fatto eco il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, nella riunione con i presidenti di Regione martedì sera: «Attiveremo il contenzioso con Pfizer attraverso l’Avvocatura dello Stato. Andiamo avanti uniti pretendendo il rispetto degli impegni, settimana per settimana». Anche perché, avverte il coordinatore del Comitato tecnico scientifico nazionale Agostino Miozzo, già ora, alla luce di ciò che è accaduto, «il piano presentato dal ministro della Salute Roberto Speranza dovrà essere rivisto».