Repubblica, di Michele Bocci. L’Italia sta avviando l’operazione terza dose mentre sembra avvicinarsi la fine della prima parte della campagna vaccinale. Ieri erano poco meno dell’85% (cioè l’84,71%) i cittadini con più di 12 anni che avevano fatto una somministrazione, mentre coloro che hanno completato il ciclo avevano raggiunto la fatidica soglia dell’80% sabato sera. Al ritmo con il quale si stanno facendo le prime dosi in questi giorni, potrebbero volerci quasi due mesi per giungere al traguardo del 90%, mai ufficializzato ma ormai da tempo sulla bocca dei responsabili della sanità nazionale. «Ce la possiamo ancora fare a raggiungere quella quota, potrebbe esserci una ripresa della domanda», commenta un ottimista Walter Ricciardi, il consulente del ministro alla Salute Roberto Speranza per le questioni internazionali.
Se si osserva l’andamento quotidiano delle prime dosi somministrate si nota come ci sia stata una crescita di alcune decine di migliaia di iniezioni proprio nel periodo in cui il governo ha annunciato l’obbligo del Green Pass per rientrare al lavoro. Tra il 16 e il 17 di settembre si è passati da 55 mila a circa 70 mila somministrazioni al giorno. La settimana successiva, dal 20 al 26 settembre, si è saliti ancora arrivando a 80 mila iniezioni, evidentemente grazie alla spinta di chi ha contattato i centri di prenotazione e si è presentato agli hub per mettersi in regola in vista della scadenza del 15 ottobre. Dal 27 di settembre si è iniziato a vedere un leggero calo della curva, che poi con la settimana che si è conclusa ieri è stato ancor più accentuato. Siamo arrivati così a circa 50 mila persone vaccinate con la prima dose ogni giorno, un dato piuttosto basso che prova il calo della spinta legata all’obbligo del Green Pass.
Se anche si restasse intorno alle 50 mila iniezioni al giorno, arrivare al 90% di copertura con le prime dosi sarebbe un processo molto lento. Quella percentuale si raggiungerebbe infatti coinvolgendo altri 2,7 milioni di italiani che ancora non hanno avuto nemmeno una somministrazione. Al ritmo al quale si procede adesso ci vorrebbero 54 giorni. Difficilmente però la domanda resterà la stessa, si teme che nei prossimi giorni scenda ancora, facendo allontanare l’obbiettivo. Dice di aspettare a fasciarsi la testa Walter Ricciardi. «Non è finita qui. Aspettiamo a dire che le coperture smetteranno di salire – spiega – secondo me ci sono ancora persone che devono rendersi conto della necessità di vaccinarsi. Ad esempio chi ha scelto di fare il tampone per andare al lavoro potrebbe poi cambiare idea».
Anche l’andamento dell’epidemia potrebbe agire sugli indecisi. «Credo che tra novembre e dicembre assisteremo a una risalita dei casi, una circostanza che rilancerà la vaccinazione. Inoltre spero che i medici di famiglia si impegnino a convincere chi non è ancora coperto a ricevere la somministrazione».
Anche se la speranza è raggiungere il 90%, già adesso gli effetti della vaccinazione sull’epidemia e soprattutto sui ricoveri in terapia intensiva e sui decessi si vedono. «Siamo tra i migliori in Europa, dopo Danimarca e Portogallo – dice sempre il consulente di Speranza –. La diffusione della malattia adesso è in calo e siamo in una situazione favorevole».