Sarà per la presenza radicata e sempre più diffusa dei comitati no vax, sarà per la pignoleria della Regione («Siamo i più seri nel compilare le schede», dice il dg della Sanità, Domenico Mantoan) e dei medici nell’inviare al ministero della Salute i dati richiesti, fatto sta che dal Veneto proviene la maggior parte delle segnalazioni di eventi avversi ai vaccini. Lo riporta il nuovo «Rapporto sulla sorveglianza post-marketing» redatto dall’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) per il biennio 2014/2015, che scandaglia la situazione regione per regione. Nel 2014 a fronte di 8873 segnalazioni di eventi avversi (su milioni di dosi somministrate) il 55%, cioè 5854, riguarda il Veneto, mentre nel 2015 su un totale di 3772 il 37%, ovvero 1396, arriva dal nostro territorio. Tali indicazioni vengono inoltrate da medici, altri operatori sanitari o dai cittadini attraverso il sito della Rete nazionale di farmacovigilanza, per un indice medio annuale di 18/25 «alert» ogni 100mila dosi. «Le segnalazioni rappresentano solo un sospetto di reazione avversa — precisa l’Aifa — basato sulla possibile coincidenza temporale fra gli eventi. Non sono la certezza di una relazione causale tra vaccino e reazione. Quando una segnalazione entra nella rete di farmacovigilanza, viene approfondita e spesso si devono chiedere a chi l’ha evidenziata altre informazioni».
Dal dossier emerge che il 67% dei presunti eventi avversi sono stati resi noti da specialisti, il 12% da altre figure sanitarie (per esempio medici vaccinatori), il 9% da ospedalieri, il resto da cittadini. L’88% delle segnalazioni riguarda bambini fino a 11 anni, il 3% adolescenti, il 5% adulti e il 4% over 65 (per l’anti-influenzale e l’anti-pneumococco). Sul fronte dei vaccini batterici il numero più elevato di presunte reazioni avverse è legato all’anti-pneumococco (105 segnalazioni per 100mila dosi) e all’anti-meningococco (74 per 100mila); tra quelli virali la maggioranza degli alert tocca il trivalente morbillo-parotite-rosolia e il quadrivalente comprensivo dell’anti-varicella, il singolo siero contro quest’ultima malattia e quello contro il rotavirus. Quanto all’esavalente (anti difterite, poliomelite, tetano, pertosse, epatite B e Haemophilus B) le segnalazioni nel 2014 sono state 1803, cioè 128 ogni 100mila dosi, con 166 reazioni gravi e due decessi. «I due casi fatali riguardano un bimbo di due mesi nato alla 30^ settimana con insufficienza respiratoria ed ittero per il quale si sospetta la Sids, cioè la sindrome della morte improvvisa nel lattante — si legge nel report — e una bambina di 3 mesi nata prematura e per la quale si sospetta analoga sindrome». In tutto le segnalazioni gravi sono 871 (il 9,8% del totale) nel 2014 e 526 (13,9%) nel 2015; quelle non gravi rispettivamente l’87,9% e l’84,1%.
Emergono poi 69 decessi nel 2014 e 9 nel 2015 ma, spiega l’Aifa, «in nessun caso è stato riscontrato un legame diretto e comprovato con le vaccinazioni». «Esaminando le 69 morti sospette nel 2014, si rileva che 67 sono riferite ad anziani tra 67 e 95 anni e 2 a bambini di 2 e 3 mesi (quelli citati sopra, ndr ), entrambi vaccinati con esavalente e antipneumococco — si legge nel dossier —. Per gli adulti, in un caso il farmaco sospetto è l’antipneumococco, negli altri è l’antinfluenzale. Per ogni decesso si è valutato il nesso di causalità e si è concluso che: 43 su 66 non sono correlabili alla vaccinazione per la presenza di cause alternative che giustificano l’evento fatale; 19 sono inclassificabili per informazioni insufficienti; per 4 non ci sono prove definitive».
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 3 giugno 2017