«I risultati di oggi si aggiungono ai dati già pubblicati la scorsa settimana su The Lancet. Stiamo preparando la sottomissione dei risultati alle autorità regolatorie e a una rivista per la pubblicazione affinché siano disponibili alla comunità scientifica – afferma Lorenzo Wittum, presidente e ad di AstraZeneca Italia – Siamo soddisfatti dei risultati e del lavoro di squadra che AstraZeneca ha intrapreso già da aprile per rispondere all’emergenza globale con l’obiettivo di favorire un accesso ampio ed equo del vaccino in tutto il mondo con la fornitura di 3 miliardi di dosi nel 2021, al costo di produzione. L’accordo con l’Europa è di 300 milioni dosi, con un’opzione di altre 100 dopo l’approvazione». AstraZeneca ha una capacità produttiva di un miliardo di dosi e l’infialamento verrà fatto in Italia, nello stabilimento Catalent di Anagni. Altri due produttori partner, in India e Russia, ne hanno un miliardo ciascuno.
Il vaccino di AstraZeneca ha tra i vantaggi non solo il prezzo (dovrebbe costare 2,8 euro per dose contro i 30 dollari di Moderna e i 20 per quello di Pfizer), ma anche la conservazione: richiede solo la refrigerazione standard. Questo perché il vaccino “inglese” si basa su una tecnologia consolidata per i vaccini, mentre i concorrenti hanno bisogno di congelatori per la conservazione e il trasporto per evitare che l’Rna e la particella lipidica che lo trattiene si degradino. Anche Pfizer ha presentato una domanda (il 20 novembre) per un’autorizzazione all’uso di emergenza (Eua) alla Fda statunitense. Moderna la richiederà nelle prossime settimane. Molti ricercatori si aspettano che le autorizzazioni vengano concesse, ma essendo stati testati solo per un paio di mesi, è troppo presto per sapere per quanto tempo saranno efficaci (si veda a pag 37). Inoltre, è bene ricordare che i risultati riportati fino ad oggi provengono dalle tre aziende e al momento i dati di fase 3 non sono stati ancora pubblicati.