Il Sole 24 Ore. L’Europa si appresta a dire sì al vaccino per i bambini dai 5 agli 11 anni già il prossimo 29 novembre. L’accelerazione sulla data è stata confermata ieri dal presidente dell’Aifa Giorgio Palù. Dopo gli Usa che hanno già immunizzato 1 milione di bimbi e Israele che ha dato l’ok la scorsa domenica è in arrivo il turno dei bambini europei, solo in Italia sono circa 3,5 milioni. Ma il via libera dell’Agenzia Ue del farmaco al vaccino Pfizer-Biontech per questa fascia d’età potrebbe non essere in discesa perché un gruppo di Paesi del Nord Europa sarebbe pronto a schierarsi contro questa approvazione così attesa per favorire il traguardo dell’immunità di gregge visto che con questo virus è necessario avvicinarsi il più possibile al 100% e i bimbi sono un veicolo di contagio.
A quanto risulta al Sole 24 ore Svezia e Danimarca sarebbero i Paesi più critici e il loro voto contrario potrebbe trascinarsi dietro anche quello di altri Paesi, anche se alla fine l’esito dovrebbe veder prevalere una ampia maggioranza qualificata necessaria per il via libera. Non è escluso però che esca anche una “relazione” di minoranza per spiegare distinguo e punti critici dei Paesi contrari. Non sarebbe neanche la prima volta anche nella recente storia dei vaccini contro il Covid con la Danimarca a esempio che sul vaccino di AstraZeneca decise in modo diverso rispetto all’Ema. Ma l’emergere di voci contrarie soprattutto per questa decisione così delicata potrebbe dare fiato ai no vax. Per questo si sta lavorando in questi giorni per arrivare a una decisione il più uniforme possibile.
Nell’Agenzia europea a studiare i dossier e poi dare il via libera a farmaci e vaccini è il «Chmp» (Committee for medicinal products for human use) dove siede un esperto per ogni Paese europeo a cui se ne aggiungono 5 scelti dalla Commissione Ue. E tra questi esperti ce ne sono alcuni appunto dei Paesi del Nord Europa che sarebbero quantomeno esitanti e quindi è possibile che il via libera al vaccino per i bambini a fine mese non arrivi all’unanimità, anche se sembra scontata la maggioranza (l’Italia è schierata per il sì). La questione centrale è quella della valutazione del rapporto rischi benefici che potrebbe essere centrata non solo sui benefici per i bambini, ma anche su quelli per la collettività, visto che l’immunizzazione dei più piccoli potrebbe favorire l’eradicazione del virus. Anche se gli ultimi dati dimostrano che a fronte di rarissime e temporanee reazioni avverse (in particolare le miocarditi) si stanno registrando oltre all’aumento dei contagi anche forme gravi tra i più piccoli: in questa fascia d’età in Italia ci sono state finora 16 morti e sono in crescita anche ricoveri, compresi quelli in terapia intensiva. A questo vanno aggiunti i 239 casi di MIS-C (sindrome infiammatoria multi-sistemica del bambino) censiti dal Gruppo di Studio Reumatologia della Sip, una complicanza da Covid-19 che ha interessato anche bambini senza pregresse patologie oltre ai casi di long Covid nella fascia pediatrica.
In Italia in attesa del via libera dell’Ema la società italiana di pediatria si è già schierata a favore della vaccinazione dei bambini e sta già lavorando con il ministero della Salute a un ampio piano di comunicazione rivolto alle famiglie in tutti gli ambulatori dei pediatri.