Il Corriere del Veneto. Sono di nuovo crollate le vaccinazioni anti-Covid. E il Veneto dal vertice piomba alle ultime posizioni in Italia per dosi consumate, cioè l’86,6%, contro il 90,8% della Toscana, il 90,5% del Molise e il 90,1% dell’Emilia Romagna, per citare le prime della classe. Sono dati del ministero della Salute, ma il bollettino regionale conferma un trend in picchiata: 13.619 le somministrazioni di martedì, che portano la popolazione residente immunizzata al 71,1%. I veneti che hanno assunto almeno la prima dose sono invece il 75% e lo 0,3% i pazienti fragili, gli over 80 e i sanitari forti del terzo richiamo booster.
Domenica il minimo storico di vaccinazioni, con un totale di 5622; sabato se n’erano contate 10.461, venerdì 14.363 e giovedì 11.523. Teniamo presente che ogni volta circa 1500/1600 inoculazioni riguardano le terze dosi, a riprova che ormai chi ha voluto proteggersi dal virus lo ha fatto ma lo zoccolo duro dei contrari (circa il 25% della popolazione) resta. E allora, come da indicazioni della Regione, le Usl si stanno organizzando per utilizzare i centri vaccinali anche per effettuare i tamponi. Alla vigilia dell’entrata in vigore dell’obbligo di Green Pass per tutti i lavoratori, del pubblico e del privato, che dovranno esibirlo dal 15 ottobre, sono lievitate le domande da parte dei no vax.
La prima a comunicare l’ulteriore servizio è l’Usl Serenissima. «Secondo le indicazioni regionali, potenziamo il servizio — spiega il responsabile dell’hub insediato nel PalaExpo a Marghera, il dottor Vittorio Selle — apriamo un punto tamponi non solo qui ma in tutti i nostri Centri vaccinali, da Chioggia a Mira, fino al Lido di Venezia. In molti, proprio per l’introduzione dell’attività di test al servizio del Green Pass, gli orari di apertura al pubblico si ampliano». La Regione ha infatti esortato, ove possibile e compatibilmente al personale a disposizione, ad allungare il servizio alle ore serali, al sabato e alla domenica.
«Si tratta di uno sforzo importante — aggiunge Selle — è un’ulteriore modifica delle modalità di contrasto alla pandemia. Comporta nuovi costi tra sedi, personale, organizzazione logistica e tecnica. Rinnoviamo l’appello a chi non ha ancora assunto l’anti-Covid: il vaccino è la via maestra per consentirci di condurre una vita normale e aperta. E a fronte di questa possibilità definitiva e non costosa, il tampone, da rinnovare più e più volte, è invece una soluzione onerosa e faticosa, e non garantisce la nostra salute». Il tampone costa 15 euro.
Al momento i 58 Covid point attivati dalle nove Usl e dalle Aziende ospedaliere di Padova e Verona riescono a eseguire 50mila tamponi al giorno, ma i tecnici dell’area Sanità della Regione stanno raccogliendo i dati sulla produttività e sull’eventuale capacità di incrementarla azienda per azienda. Un contributo importante arriva dalle mille farmacie che, su un totale di 1400, hanno acconsentito ad assicurare il servizio tamponi, facendone complessivamente 20mila al giorno. Il problema è che i lavoratori no vax sono 300mila e ciascuno deve affrontare il test ogni 48 ore. E poi 318 delle mille farmacie citate utilizzeranno il personale ingaggiato ad hoc, infermieri e medici liberi professionisti, per garantire pure le terze dosi agli over 80, che potranno scegliere il presidio più vicino a casa. La Regione fornirà a ciascuna farmacia 24 dosi settimanali di Pfizer Biontech, Moderna e Johnson&Johnson: è già iniziata la raccolta delle prenotazioni. «Ad oggi abbiamo somministrato 46.600 vaccini, tra prime e seconde dosi — ricorda Andrea Bellon, presidente di Federfarma — credo che il nostro coinvolgimento per il richiamo booster sia un riconoscimento alla bontà del lavoro svolto».