Poi si partirà con la fase due che riguarderà il resto degli italiani, ma anche qui con nuove priorità di accesso al vaccino: in cima ci saranno malati cronici (quelli non rientrati già tra gli anziani e che hanno almeno una comorbidità) e i «lavoratori essenziali» in particolare forze dell’ordine, operatori di comunità e delle carceri. E soprattutto insegnanti e personale delle scuole che potrebbero addirittura scalare le priorità di accesso al vaccino insieme agli stessi studenti che sono tra i “grandi diffusori” del virus. A chiederlo è il primo impegno della risoluzione di maggioranza su cui ieri il ministro Speranza ha dato alla Camera parere positivo. E che prevede appunto che il governo debba «assicurare in via prioritaria la protezione vaccinale a tutti gli operatori sanitari e socio sanitari ed educativi». Il mondo della scuola, a partire dagli insegnati, potrebbe quindi anticipare i tempi nelle vaccinazioni come ha fatto capire anche il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo per il quale vengono «prima le categorie a rischio ed esposte, gli anziani ultraottantenni e le persone fragili», ma poi c’è la scuola che « è in cima alle priorità». Con gli studenti che potrebbero seguire i loro insegnati: «Alcuni esperti dicono vacciniamo i liceali perché categoria più a rischio, osservazione assolutamente pertinente», ha sottolineato Miozzo. E confermata dal ministro degli Affari regionali Francesco Boccia: «Gli studenti tra i primi? Ci riflettiamo».
Fin qui il cronoprogramma della campagna di vaccinazione che conta di poter fare affidamento su ben 202 milioni potenziali di dosi di vaccino in arrivo nel 2021 da Pfizer-Biontech, Moderna, AstraZeneca, Johnsono & Johnson, Sanofi e Curevac. Con le prime 10 milioni di dosi disponibili già entro marzo del prossimo anno che serviranno innanzitutto per le vaccinazioni nei 300 ospedali dove saranno stoccate e nelle «unità mobili» per sanitari e Rsa : 8,749 milioni di dosi da Pfizer e 1,346 da Moderna. Il loro sbarco in Italia è ovviamente subordinato al via libera dell’Agenzia europea del farmaco che dovrebbe dare il via libera al primo entro il 29 dicembre e al secondo entro il 12 gennaio. Ieri l’Ema ha risposto alle critiche sul ritardo autorizzativo rispetto a Londra (si veda altro articolo in pagina) spiegando che la sua procedura di approvazione è più lunga in quanto si basa su più prove e richiede più controlli rispetto alla procedura scelta dalla Gran Bretagna.