Erano 220 mila le vacche in Veneto (dati 2010), di cui 1.397 nutrici, vacche cioé che allattano il loro vitello. Dati Agea ai quali i Cospa non credono minimamente. Il numero delle bestie sarebbe ricavato in via deduttiva dalla quantità di latte messa in commercio: tanto latte, tante mucche. Per far tornare i conti, accusano gli allevatori, in passato sono stati messi in conto animali di 83 anni e fatte passare le nutrici per produttrici. Le stesse 220 mila del Veneto – dicono – in realtà sono manzi e vitelli da carne. Al mercato delle vacche comme il faut, le vacche in italia si sono vendute e comprate, il loro latte – trasformato in “quote” e adeguatamente cartolarizzato – è stato commercializzato come un qualsiasi derivato finanziario.Chi ci ha guadagnato? Chi ci ha perso? E, soprattutto, chi ci ha giobbato?
Nel buio della repubblica tutte le vacche sono grigie, ma la procura di Milano ora vuol vederci chiaro. Si indaga per corruzione, si ipotizza che la tutela strenuamente fornita dalla Lega Nord agli allevatori che hanno “splafonato” fosse interessata. Tangenti o voto di scambio. Il sillogismo è debole, ma è su questo che il Pm Maurizio Ascione l’altro giorno ha convocato Luca Zaia in qualità di testimone. L’indagine è in corso, il verbale è stato secretato.
«Non posso parlarne – dice Zaia – se lo facessi commetterei un reato». E secretata è anche la deposizione resa ieri dell’ex tenente-colonnello dei carabinieri Marco Paolo Mantile, la più interessante forse. L’ufficiale, nel 2009, dipendente del Mipaaf, lavorava con Zaia e si divertiva a fare l’agente segreto. Convocato dall’allora capo di gabinetto delle politiche agricole, Giuseppe Ambrosio, l’ufficiale si presentò con un microfono nascosto e registrò tutto. Il contenuto di quella conversazione (dialogo tra un alto funzionario dello Stato e un ufficiale dell’Arma) verteva sul rapporto fatto dall’Arma sulle quote latte e sta ancora bene in un film di Totò. «Voi dell’Arma avete fatto un buon lavoro ma, se viene fuori, politicamente ci fa cadere il castello» attacca Giuseppe Ambrosio. «Ammettiamo che abbiate ragione voi (che la produzione italiana di latte sia stata sovrastimata ad arte, ndr), chi li restituisce i soldi agli allevatori che hanno già pagato le multe? Per non dire della figura di m… che facciamo con la Ue». «Colonnello, non è che al suo rapporto può aggiungerne un altro in cui…». Sedare, sopire, insabbiare magari. Il capo di gabinetto sospettava di Zaia ed era convinto che fosse lui l’ispiratore del rapporto in cui si dimostrerebbe che le vacche in Italia non avevano il potenziale per superare il tetto di produzione assegnato e che quindi anche le multe erano illegittime. Zaia, delle tre ipotesi di indagine indicate dalla commissione parlamentare, aveva scelto la più disastrosa per l’Agea e il ministero, e quella aveva affidato ai carabinieri. «Stupidaggini » commenta Eugenio Rigodanzo, mitico leader dei milk warriors e, star dietro ai sospetti di Milano, per forza anche un sodale di Zaia. «Stupidaggini – dice lui – a Milano stanno solo indagando sull’evasione fiscale di certe cooperative della Lombardia». Appunto, si potrebbe aggiungere. Il Gip di Roma, il 10 ottobre, dovrà esprimersi sulla stessa questione.
Il Mattino di Padova – La Nuova Venezia – La Tribuna di Treviso – 16 maggio 2012