Tra gli enti pubblici che saldano con grave ritardo i fornitori, mettendo in crisi le piccole imprese, giocano un ruolo chiave le 24 aziende sanitarie venete. Secondo l’ultimo report della Regione (gennaio 2013) il loro debito ammonta a 1 miliardo e 318.900.000 euro e i tempi di pagamento arrivano a superare i 270 giorni.
Contro i 30 imposti dalla direttiva europea. Certo, la situazione è migliorata rispetto ai 2 miliardi e 896,6 milioni di euro di crediti vantati dai fornitori certificati al 31 dicembre 2011 dalla Corte dei Conti, che denunciava fino a 515 giorni di ritardo nell’onorare le parcelle da parte delle Usl, ma la strada è ancora lunga.
«Vanno evidenziati due aspetti — dice Sandro Caffi, direttore generale dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, la più indebitata con 251,3 milioni — e cioè la notevole differenza, in negativo, tra le uscite e i ricavi e il fatto che ci portiamo dietro residui pesanti anche perchè nel tempo sono state fatte opere strutturali di una certa entità. Siamo consapevoli del problema che le aziende sanitarie creano alla collettività, ritardando il dovuto a chi garantisce loro servizi e materiale, e ci dispiace, ma vogliamo migliorare. Noi, per esempio, abbiamo appena versato 51 milioni a copertura di un buco lasciato dalla vecchia Azienda ospedaliera e ora aspettiamo il piano di rientro predisposto dalla Regione per ridurre progressivamente l’importo reclamato dai fornitori. Dobbiamo fare i conti con decreti ingiuntivi e continue richieste di saldo, è una costante quotidiana». E infatti su diverse Usl sono piovute le cause intentate da ditte ormai stanche di aspettare.
«E’ un problema di cassa — evidenzia Giuseppe Dal Ben, dg dell’Usl 12 Veneziana, seconda in classifica con 215,4 milioni — riceviamo rimesse mensili dalla Regione e man mano le spendiamo per coprire il rosso. Ci sono situazioni in cui i pagamenti sono regolari e altre che ci vedono costretti a rimandarli, il quadro è variegato». Ad ostacolare le Usl anche il fatto che il riparto del fondo sanitario, predisposto dalla Regione in base allo stanziamento ricevuto dallo Stato, viene concretizzato sempre a fine anno. Quando ormai i manager hanno speso il budget, senza tuttavia conoscerne l’esatta entità, e quindi spesso «sforando». «Ogni anno i costi aumentano, superando i trasferimenti regionali e quindi incrementando il gap in passivo — ricorda Ermanno Angonese, a capo dell’Usl 6 di Vicenza —. La coperta è corta, perciò andiamo in sofferenza di cassa e benchè Palazzo Balbi riesca a rimettere i conti in ordine con aggiustamenti di bilancio, non possiamo evitare di far aspettare i fornitori. Comunque l’obiettivo è riguadagnare terreno: oggi la mia Usl salda a 30 giorni medici di base e farmacie, a 90 le case di riposo, a 120 le cliniche convenzionate e a 180 i servizi standard, come l’energia e la ristorazione. E poi chiamiamo ogni fornitore che minaccia di applicare interessi pesanti e cerchiamo una soluzione ragionevole per entrambe le parti».
I nuovi dg stanno insomma escogitando strategie per «aggredire» il problema. E i primi risultati ci sono: tre Usl, Feltre, Bassano e Thiene, hanno azzerato i debiti, Treviso non ha alcun contenzioso e sta lavorando per scendere da 90 a 60 giorni per il saldo, mentre è già a 30 l’Usl 7 di Pieve di Soligo. Il cui dg Gian Antonio Dei Tos spiega: «Nell’ultimo quinquennio non abbiamo mai chiuso con il bilancio in rosso, grazie al contenimento della spesa, alla razionalizzazione dei servizi sanitari e al potenziamento del territorio. Contenere i tempi di pagamento ci consente significativi risparmi legati alle migliori condizioni di acquisto che riusciamo a spuntare con i fornitori». «Noi rispettiamo i due mesi nei confronti delle case di riposo — aggiunge Urbano Brazzale, direttore generale dell’Usl 16 di Padova, la più grande del Veneto — per il resto degli adempimenti la media è di 6/7 mesi. Però monitoriamo le uscite e domani approverò una delibera che avoca alla direzione strategica le deleghe finora concesse ai direttori dei dipartimenti amministrativi a spendere fino a 50 mila euro a decreto. Proprio perchè consapevoli del dramma odierno che attanaglia molte piccole imprese, stiamo razionalizzando sulla farmaceutica e intensificando i controlli sulle esenzioni e sul mancato versamento del ticket da parte di utenti, anche recidivi, che ci devono fino a 2 mila euro». Economie estese a tutte le Usl e che a novembre hanno fruttato 187 milioni, trasformati dalla Regione in una rimessa straordinaria da destinare alle «sacrosante esigenze dei fornitori», come disse il governatore Luca Zaia.
Michela Nicolussi Moro – Corriere Veneto – 13 marzo 2013