Adriano Rasi Caldogno, che tre anni fa si è licenziato dall’ incarico di capo di gabinetto al ministero per i Beni culturali per guidare l’Usl di Feltre, città di cui è originario, prende le redini della futura Usl Dolomiti per i prossimi tre anni sicuri. Con la possibilità di un rinnovo a cinque anni se dimostrerà con i fatti il rispetto di requisiti e prescrizioni sempre più orientati sui criteri di efficacia ed efficienza, cioè servizi di qualità al massimo risparmio.
E dal primo gennaio 2016 fino all’anno successivo avrà anche le funzioni di commissario, cioè la reggenza, all’Usl di Feltre, inesorabilmente traghettata in quella unica, valevole per tutta la provincia, che si chiamerà appunto Dolomiti.
Ma su molte cose non parla, il direttore generale Rasi Caldogno, prevalso nella scelta Zaia-Mantoan sul collega Pierpaolo Faronato, in attesa delle applicazioni della legge regionale 23 e dei responsi del consiglio regionale a palazzo Ferro-Fini. Che dovrà stabilire, fra le altre cose, come avverrà l’unificazione con Belluno tenendo conto della valenza extraregionale dell’ospedale feltrino e dei rapporti con Primiero e zone contermini. Al momento tace anche sui nodi critici dell’alto bellunese, sul futuro del Codivilla e la possibile privatizzazione dell’ospedale; sui timori di Agordo rispetto alla contrazione dei servizi di cui si è visto un segnale infausto nella riconversione di ortopedia in day surgery temporizzato, se uno sciatore si rompe una gamba sabato pomeriggio, deve essere barellato e trasportato a Belluno; e sui timori di Pieve rispetto al mantenimento della centrale operativa del Suem.
«Oggi è presto per disegnare percorsi operativi: affronteremo con attenzione e celermente i dossier, tenuto conto anche che l’Usl 1 vanta già una situazione consolidata e che il collega Pierpaolo Faronato ha lavorato bene in questi tre anni».
I compiti sui quali sono chiamati gli undici direttori generali del Veneto sono quelli di mantenere i livelli qualitativamente alti del modello sociosanitario veneto. Lo ha detto Zaia agli interessati ieri mattina, quando c’è stata la convocazione lampo dei direttori uscenti. «Il presidente Zaia ha sottolineato l’importanza di alcuni aspetti generali relativi a tutta la sanità veneta. In particolare rispetto dei tempi delle liste d’attesa e “umanizzazione” del rapporto con i pazienti e i cittadini in generale che si affidano alla sanità veneta», riassume il direttore generale Rasi Caldogno.
«Per quanto riguarda la provincia di Belluno, si tratta di continuare il potenziamento e la qualificazione dell’offerta sanitaria ospedaliera, rinforzando inoltre la presenza sul territorio, tenendo conto della particolarità dell’ambiente montano». E per Feltre, dove si ha l’impressione di correre contro il tempo degli incompiuti, che cosa si può fare in un anno? «Si continuerà l’azione già intrapresa negli ultimi anni per completare la dotazione strutturale, cioè la piastra operatoria e sue strumentazioni, e proseguiremo il consolidamento dell’assetto organizzativo secondo le indicazioni del piano sociosanitario e delle schede ospedaliere», rassicura Rasi. E questo vale anche per l’ospedale di Lamon, dove c’è in ballo un progetto di ampliamento di posti letto e di ristrutturazione dello stabile sia ai fini della sicurezza che del potenziamento delle offerte. «Tutto questo è ben definito nella programmazione regionale e naturalmente ci daremo da fare per proseguire il cammino già avviato». Prematuro invece è parlare di riconferme o di rimpasti nelle terne dirigenziali, la cui nomina spetta anche a Feltre commissariata. Restano infatti i tre incarichi di direttore sanitario, del sociale e amministrativo nominati dal nuovo direttore generale. «Di questo si parlerà più avanti».
Il Corriere delle Alpi – 31 dicembre 2015