La commissione Sanità boccia la riduzione del 20% sullo stipendio dei direttori generali di Usl, Aziende ospedaliere, Irccs e Istituto zooprofilattico nominati o riconfermati tra 2009 e 2010, sancita con delibera dello scorso 15 marzo dalla giunta Zaia. Che recita: «Rispetto all’ammontare risultante al 30 giugno 2008 (154.500 euro), il compenso scende a 123.608,28 euro, lordi e senza tredicesima». A cascata, uguale taglio si abbatte sulla retribuzione dei direttori sanitari, amministrativi e dei servizi sociali, che passa a 106.254,91 euro. Il tutto in osservanza della manovra Tremonti-Brunetta, che però concede alle Regioni la possibilità di lasciare intatta la busta paga dei manager, a patto di inasprire le tasse.
«Facoltà della quale il Veneto non intende avvalersi — recita la delibera — perchè si tradurrebbe in un ulteriore sacrificio per i cittadini, in un momento nel quale permane critica la congiuntura economica» . Motivazioni che non hanno convinto Leonardo Padrin, presidente della V commissione e autore di una lettera inviata al governatore Luca Zaia, agli assessori Luca Coletto (Sanità), Remo Sernagiotto (Sociale) e Roberto Ciambetti (Bilancio), e approvata da Pdl, Lega e Udc.
«I dati emersi nel primo trimestre dell’anno hanno evidenziato il trend positivo della sanità veneta, confermato dall’attivo di 12 milioni con cui si è chiuso il consuntivo 2010 — scrive Padrin —. A parere della commissione la riduzione in questione, applicata nel 2011, si pone in contrasto con la ratio della normativa Brunetta, dato che le relative economie sono già state reperite tramite il raggiungimento dell’equilibrio economico finanziario e inoltre produce disparità di trattamento tra i direttori (quelli nominati prima del 2009 non subiscono alcun taglio di stipendio, ndr).
A tal fine si suggerisce di adottare una soluzione analoga a quella della Lombardia, che ha disposto di non applicare la riduzione in caso di raggiungimento dell’equilibrio economico del proprio servizio sanitario. Sarebbe invece auspicabile — chiude Padrin— introdurre differenziazioni sulla base del raggiungimento degli obiettivi assegnati ai direttori generali» . Astenuti i consiglieri di Pd, Idv e Verso Nord. Per Claudio Sinigaglia, Bruno Pigozzo e Sergio Reolon (Pd) «non è opportuno in questo momento di difficoltà di bilancio e di doveroso contenimento della spesa pubblica difendere con ragioni artificiose i sostanziosi stipendi dei direttori generali e di area».
In linea Diego Bottacin (Verso Nord): «Non è mai stata fatta una vera valutazione sulle capacità e sugli obiettivi raggiunti dai dg, preferendo assegnare premi di risultato uguali per tutti» . «L’iniziativa della commissione di allineare verso l’alto lo stipendio di tutti i manager, a prescindere dai risultati, suona offensiva per gli operatori della sanità e per i cittadini» , chiude Antonino Pipitone (Idv).
Corriere del Veneto – 17 giugno 2011