La sanità territoriale impoverita di quasi 5 milioni di euro per finanziare Azienda Zero. La denuncia è di Cgil Fp che dopo aver rifiutato di firmare il protocollo regionale, ha trascinato davanti al giudice la neonata centrale della sanità veneta. L’accusa formale è di comportamento antisindacale, ma il nodo è un altro: la “spogliazione” delle Usl che perdono personale e soprattutto fondi (quelli di produttività) a favore dell’ente regionale. Il tutto attraverso provvedimenti passati sopra il confronto sindacale, almeno secondo Cgil. Di qui l’avvio di tre cause di lavoro: a Venezia l’udienza si è tenuta martedì, a Verona una settimana fa e a Treviso ci sarà il prossimo 13 febbraio. Al tribunale viene chiesto di annullare gli atti che determinano lo spostamento di soldi e di personale dal territorio alla Zero. In attesa della soluzione legale – i giudici si sono riservati – il sindacato continua la sua battaglia contro quello che definisce «un nuovo carrozzone da 300 persone infarcito di dirigenti che costerà milioni di euro alle tasche dei veneti». Spiega Daniele Giordano, segretario della Fp Cgil Veneto: «Si prevede di spostare 30 unità dalla Regione, dove si svolge una parte importante delle competenze affidate all’Azienda Zero e ben 272 dalle Usl. Si prevedono ben 52 dirigenti, retribuzione media 90 mila euro, sui 302 totali, pari a quindi 1 dirigente ogni 6 lavoratori. La spesa per la dirigenza quindi si aggira, solo per l’Azienda Zero, a circa 5 milioni euro. La cosa grave è che la Regione pretende di tagliare i fondi contrattuali delle Usl a prescindere da quale e quanto personale verrà spostato. Si fa pagare all’assistenza territoriale e alla rete ospedaliera la costruzione del carrozzone, andando a tagliare lo stipendio dei lavoratori delle aziende sanitarie del territorio». Tra le Usl più “generose” verso la Zero c’è Treviso con un taglio dai fondi di produttività di 422 mila euro dalle risorse per il comparto e di 230 mila euro da quelle per la dirigenza; la Serenissima si vede tagliare 411 mila euro dal comparto e oltre 337 mila euro dalla dirigenza; la Scaligera è sopra i 300 mila euro per l’una e l’altra voce. A rendere ancora più complessa la partita è il fatto che, secondo il sindacato, viene scollegata «la riduzione dei fondi dal numero effettivo di lavoratori che usciranno dalle aziende». In altre parole: la Zero si prenderà un’aliquota fissa di denaro da ciascuna Usl per pagare gli stipendi dei suoi nuovi impiegati, indipendente dal numero effettivo di lavoratori di quella Usl che confluiranno nell’ente. «A tutte le aziende sono stati tagliati fondi per lo 0, 96%, indipendentemente da quanto personale se ne sia andato», precisa Sonia Todesco, responsabile per il comparto di Verona, «È evidente che in questo modo le Usl rischiano di trovarsi con i dipendenti in carico e senza abbastanza soldi per pagarli». Prosegue Giordano: «La procedura corretta sarebbe stata quella di spostare il personale sulla base delle funzioni che vengono delegate all’Azienda e sui compiti che quel personale svolge nelle Usl. La scelta che si sta compiendo è quella invece di trasferire maggiori risorse all’Azienda Zero, in un meccanismo che taglia a tutte le Usl, per poter premiare quella parte di personale “illuminato e supercapace” scelto direttamente dall’alto». Inoltre sottolinea Cgil, chi andrà nella Zero avrà «una produttività media di circa 5 volte quella che prende un infermiere che lavora nel weekend e fa i turni di notte». (Sabrina Tomè)
IL MATTINO DI PADOVA – Giovedì, 1 febbraio 2018