Restano così come sono gli stipendi dei direttori generali delle aziende sanitarie, che nel marzo 2011 la giunta Zaia ha decurtato del 20%, portandoli da 154.500 euro a 123.608. L’emendamento «cancella taglio» preparato dal presidente della commissione Sanità, Leonardo Padrin (Pdl), che prevedeva anche la possibilità per l’esecutivo di Palazzo Balbi di graduare i compensi a seconda della complessità della struttura gestita, ieri non è stato sottoposto al vaglio del Consiglio regionale. Poichè Lega e Pd non l’avrebbero approvato, il promotore l’ha ritirato. In compenso ha visto accogliere dall’assemblea la sua proposta di riportare a cinque anni il mandato dei direttori generali, sanitari e sociali delle Usl.
Facendo così marcia indietro rispetto ai tre previsti dal nuovo Piano sociosanitario ma impugnati dal governo. I Piani sociosanitari delle Regioni devono infatti rispettare alcuni paletti imposti dal Patto per la salute firmato dalle stesse con lo Stato, che prevede appunto per i manager indicati un contratto quinquennale. La modifica votata ieri dall’aula di Palazzo Ferro Fini contempla dunque l’opzione di rinegoziare i contratti già in essere, sia per quanto riguarda la durata sia per quanto riguarda il trattamento economico. Altro punto contestato dal governo era stata la previsione (contenuta nel Pssr veneto) di legare il mandato dei Dg alla legislatura, ritenuto “a rischio spoil system”.
Non sono invece passate le proposte di Pietrangelo Pettenò (Federazione della Sinistra) di ridurre le indennità dei manager delle Ulss, di ridurre il numero delle Ulss dalle attuali 23 a una decina, e di affidare al Consiglio il compito di redigere le nuove schede di dotazione ospedaliera surrogando la Giunta.
Pettenò aveva presentato un emendamento alla proposta di legge n. 199, relativa alla semplificazione in materia di igiene, medicina del lavoro, sanità pubblica. L’emendamento proponeva la modifica dell’art. 9 della legge 23/2012 “Norme in materia di programmazione socio-sanitaria e approvazione del Piano socio-sanitario regionale 2012-2016”, che prevedeva in tempi rapidi la presentazione delle Schede di dotazione ospedaliera, senza le quali la legge rimane indeterminata. L’emendamento di modifica prevedeva che: «In assenza della presentazione da parte della Giunta Regionale delle schede di dotazione ospedaliera di cui al comma 1, entro duecentosettanta giorni dalla pubblicazione della presente legge, (La Giunta ha ancora pochi giorni) l’iniziativa di adeguamento delle schede medesime spetta al Consiglio Regionale a seguito dell’istruttoria definita dalla competente commissione consiliare». Come si è detto la proposta non è passata.
Nella legge di semplificazione amministrativa sono stati cancellati i certificati di sana e robusta costituzione per i dipendenti del pubblico impiego, i patentini di abilitazione per chi adopera macchine a vapore e gas tossici, i libretti di idoneità sanitaria per barbieri, parrucchieri ed estetiste, i certificati di idoneità per i lavoratori extracomunitari, gli attestati di salute e idoneità fisica per i farmacisti. Documenti considerati «obsoleti, superati dalle migliorate condizioni igienico-sanitarie e da leggi a tema più stringenti».
Niente più medici scolastici nelle scuole e disinfestazioni periodiche e obbligatorie degli ambienti scolastici: certificati di esonero dalle lezioni di educazione fisica, certificati sanitari per i soggiorni estivi e quelli per la riammissione in classe dopo almeno 5 giorni di malattia spetteranno ai medici di base o ai pediatri di libera scelta. La legge “taglia-certificati” cancella autorizzazioni e certificazioni ormai superate in considerazione delle migliorate condizioni igienico-sanitarie, delle leggi vigenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro e dell’attività del ‘medico competente’ e dei servizi di prevenzione e vigilanza delle Ulss. «Scopo della legge – ha spiegato il relatore Leonardo Padrin – è ridurre procedure ormai obsolete, sfoltire certificazioni e autorizzazioni prive di documentata efficacia per la salute pubblica che generano solo aggravio di costi e obblighi per operatori e cittadini».
Il ‘pacchetto’ di semplificazione abroga anche il certificato sinora richiesto per la vendita di generi di monopolio, quello per la conduzione degli impianti di risalita e funicolari, quello di idoneità psicofisica per il personale addetto al controllo nelle discoteche e nei locali di pubblico intrattenimento e l’obbligo di certificazione dei requisiti igienico sanitari per i locali dove si vendono surgelati. Semplificazioni in vista anche per gli appassionati della raccolta funghi: a certificare la commestibilità dei miceti raccolti potranno essere anche i micologi e non più solo gli ispettorati del Dipartimento sanità pubblica delle aziende sanitarie.
Ieri è stata una giornata campale anche per i privati convenzionati, il cui budget è stato tagliato di 50 milioni di euro dalla Regione, per un importo finale di 140.448.000 euro. Mentre il Comitato di crisi costituito dai lavoratori degli ambulatori accreditati manifestava davanti a Palazzo Molin, il segretario della Sanità, Domenico Mantoan, ha ricevuto i direttori generali per parlare del budget concesso a ogni azienda per comprare prestazioni dai privati. Dalla raccolta delle esigenze dei manager, è nata l’ipotesi di predisporre una delibera che finanzi l’acquisto di prestazioni extra budget, per circa 25 milioni. Ma i convenzionati sono scettici: «Non sappiamo se il provvedimento coinvolga tutti e se contempli sconti a nostro scapito».
6 marzo 2013 (fonti: Corriere del Veneto e Ufficio stampa Consiglio regionale) – riproduzione riservata