di Renzo Mazzaro. Si può vincere un appalto pubblico facendo un’offerta di 670.000 euro più alta di quella di un concorrente? È successo nell’Usl 7 Pieve di Soligo, dove la Siram, una delle aziende più presenti nella sanità veneta, si è assicurata la manutenzione ordinaria degli ospedali della zona per 2.680.241 euro, mentre il consorzio di imprese Cipea, classificatosi secondo aveva offerto 670.000 euro in meno. All’appalto concorrevano 18 gruppi, è stato assegnato nel febbraio 2011 e dura tre anni, ma alla scadenza nel 2014 potrà essere rinnovato per altri tre. Con ulteriori 670.000 euro di maggior costo a carico dei contribuenti. Bisogna dire che l’importo di partenza fissato dall’Usl era di 3.600.000 euro.
La Siram si è assicurata la gara con un apprezzabile ribasso di quasi un milione di euro, pari al 28% sulla base d’asta. Ciò non toglie che si potesse fare molto meglio, visto che l’offerta del Cipea consentiva all’Usl un risparmio del 45% . Ma anche altri gruppi offrivano meno di Siram: per esempio il consorzio stabile Pedron di Villa del Conte 2.052.960, Rampin di Padova 2.271.760, la Veneziana Restauri di Gruaro 2.274.678, Edilnord di Refrontolo 2.497.734.
Com’è possibile che una gara fatta per risparmiare abbia portato a questo singolare risultato? La spiegazione sta nella formula scelta per affidare i lavori, il cosiddetto appalto all’offerta economicamente più vantaggiosa. È un meccanismo che prevede due criteri per l’assegnazione: la qualità e il prezzo, fissati in percentuali diverse dalla stazione appaltante. Al prezzo il bando di gara di Pieve di Soligo attribuiva il 35% del punteggio, alla qualità il 65%, quasi il doppio. Ne consegue che arrivare primi sul prezzo faceva guadagnare appena metà dei punti garantiti da un analogo piazzamento sulla qualità. Senza contare che il giudizio sulla qualità sconfina spesso nella soggettività. Lo dimostrano gli stessi verbali di gara: il consorzio Cipea si vede attribuire un punteggio di 27,36 con l’identica motivazione con la quale Manutencoop, altro gruppo concorrente, ottiene un 27,72.
Alla fine la spunta il gruppo Siram di Milano con 65 punti alla qualità e 26,27 al prezzo, totale 91,27. Secondo classificato il consorzio Cipea di Bologna, con 52,62 punti alla qualità e 35 al prezzo, totale 87,62. A seguire gli altri.
Che senso ha super-premiare la qualità di un’offerta a discapito del prezzo, trattandosi di un appalto per «lavori di manutenzione del patrimonio edilizio-tecnologico dei fabbricati»? Nel bando di gara si parla di normali operazioni di edilizia, di falegnameria e di impiantistica e tutte possono essere cedute in subappalto, dal 30% fino addirittura al 100%.
C’è di più. Una delibera della giunta regionale adottata dall’allora assessore Flavio Tosi nel 2007 e mai revocata, anzi ribadita dall’attuale assessore Luca Coletto, prevede che in sanità gli appalti con l’offerta economicamente più vantaggiosa non debbano mai vedere il prezzo scendere sotto il 60% e la qualità mai salire sopra il 40%. Qui la proporzione è ribaltata.
Cosa risponde l’Usl 7? Il responsabile del procedimento, l’ingegner Valter Celega, tuttora in forza all’Usl 7, non parla. Il direttore generale dell’epoca, Angelo Lino Del Favero, dal 2012 è passato a dirigere l’ospedale Molinette di Torino. Ma rintraccia il suo direttore sanitario dell’epoca, Eugenio Possamai, oggi in forza all’Azienda Ospedaliera di Padova. E insieme ricostruiscono la vicenda, con una lunga nota che ripercorre tutti i passaggi della gara, a loro parere legittimata dalle norme che disciplinano gli appalti pubblici in edilizia.
E la delibera 60-40? C’entra come i cavoli a merenda: «La deliberazione regionale che impone la distribuzione dei 60 punti minimo al prezzo e 40 massimo alla qualità», scrive testualmente Del Favero, «è riferita esclusivamente all’ambito oggettivo degli appalti di servizi e forniture ed esclude esplicitamente la sua applicazione all’ambito degli appalti di lavori pubblici».
«Farò un accertamento mirato ma non ricordo che la delibera faccia queste distinzioni», replica invece l’assessore Luca Coletto. «Flavio Tosi l’aveva adottata proprio per evitare casi di questo genere. Noi l’abbiamo resa obbligatoria, con poche eccezioni, lasciate ai direttori generali nel caso di acquisto di materiali delicati». «Non mi risulta che la Siram sia un’azienda che fa attività edilizia», commenta Leonardo Padrin, presidente della commissione sanità. «Al contrario, è specializzata proprio in forniture e servizi tecnologici».
La Tribuna di Treviso – 12 maggio 2013