Chi è rimasto senza credito, o ha sottoscritto un contratto con il blocco verso le «numerazioni di servizi a sovrapprezzo», non riesce a prendere la linea. E chi ci riesce, paga lo scatto alla risposta. È polemica, nell’Alta padovana, sui nuovi call center attivati dall’Usl 15 per contattare i 20 medici di famiglia che aderiscono alle due Unità territoriali di assistenza primaria (Utap) di Villanova di Camposampiero e Carmignano di Brenta.
Fino a gennaio, chi voleva contattarli poteva chiamare la segreteria della struttura, abbinata ad un numero di rete fissa: la telefonata, per chi disponeva di un contratto all inclusive e rispettava i limiti previsti, era gratuita. Ora, invece, bisogna utilizzare il nuovo sistema: i centralini, introdotti a inizio mese e gestiti dall’azienda vicentina «Tesan», sono associati al prefisso 840, che indica un numero «ad addebito ripartito fisso».
Il costo della telefonata, in pratica, è diviso a metà tra chi chiama e chi riceve. Ma la novità non è piaciuta: «Ho trovato il nuovo numero su un cartello appeso alla porta del medico, senza alcuna indicazione sui costi – dice una paziente -. Ho provato a chiamare ma non sono riuscita a prendere la linea, perché il mio contratto telefonico non prevede l’accesso a questo tipo di numeri. E comunque, il servizio non permette più di avere un rapporto diretto con il medico».
«L’utente paga solo lo scatto alla risposta, e stiamo cercando di risolvere i problemi coi gestori – replica Francesco Benazzi, dg dell’Uls 15 -. Il numero a pagamento è stato scelto per evitare disparità di trattamento tra chi chiama l’Utap e chi chiama il medico di base in studio, con i relativi costi di rete fissa».
A.M. – Corriere del Veneto – 12 febbraio 2015