La malattia sconosciuta che ha colpito alcuni allevamenti da latte in Texas è stata identificata come influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) dal Dipartimento per l’agricoltura statunitense. Gli uccelli migratori selvatici sono ritenuti essere la fonte di infezione. L’approvvigionamento di latte rimane sicuro grazie sia ai requisiti federali in materia di salute animale che alla pastorizzazione.
Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), la Food and Drug Administration (FDA) e i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), nonché i veterinari statali e i funzionari della sanità pubblica, stanno indagando su una malattia che ha colpito alcune vacche da latte, principalmente più anziane, in Texas, Kansas e New Mexico, e che sta causando diminuzione della produzione, scarso appetito e altri sintomi.
A partire da lunedì 25 marzo, campioni clinici non pastorizzati di latte di bovini malati raccolti in due allevamenti in Kansas e una in Texas, nonché un tampone orofaringeo da un altra azienda agricola in Texas, sono risultati positivi all’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI). Ulteriori test erano stati avviati venerdì 22 marzo e durante il fine settimana perché anche le aziende agricole hanno riferito di aver trovato uccelli selvatici morti nelle loro proprietà.
Sulla base dei risultati provenienti dal Texas, i rilevamenti del virus sembrano essere stati dovuti alla trasmissione da uccelli selvatici. I test iniziali dei National Veterinary Services Laboratories non hanno trovato cambiamenti nel virus che lo renderebbero più trasmissibile agli esseri umani, il che indicherebbe che l’attuale rischio per la popolazione rimane basso.
Le agenzie federali e statali si stanno muovendo rapidamente per condurre ulteriori test per l’HPAI, nonché il sequenziamento del genoma virale, in modo da poter comprendere meglio la situazione, compresa la caratterizzazione del ceppo o dei ceppi di HPAI associati a questi rilevamenti.
In questa fase, non vi è alcuna preoccupazione per la sicurezza della fornitura commerciale di latte o che tale circostanza rappresenti un rischio per la salute dei consumatori. Gli allevamenti sono tenuti a destinare alla trasformazione per il consumo umano solo latte proveniente da animali sani; il latte degli animali colpiti viene deviato o distrutto in modo che non entri nell’approvvigionamento alimentare. Inoltre, la pastorizzazione ha dimostrato di inattivare batteri e virus, come l’influenza, nel latte, e in USA è obbligatoria per qualsiasi latte che entri in commercio.
Le agenzie federali stanno anche lavorando con partner statali e industriali per incoraggiare gli allevatori e i veterinari a segnalare rapidamente le malattie del bestiame in modo da poter monitorare potenziali altri casi e ridurre al minimo l’impatto su allevatori, consumatori e altri animali. Per gli allevamenti le cui mandrie stanno manifestando sintomi, in media circa il dieci percento degli animali sembra essere influenzato, con pochissima o nessuna mortalità associata.
A tutt’oggi, la perdita di latte dovuta a bovini sintomatici è troppo limitata per avere un impatto significativo sull’offerta e non dovrebbe esserci alcun impatto sul prezzo del latte o di altri prodotti lattiero-caseari. Si tratta di una situazione in rapida evoluzione e l’USDA e i partner federali e statali continueranno a condividere ulteriori aggiornamenti non appena le informazioni saranno disponibili.