L’influenza aviaria torna a fare paura negli Stati Uniti. Ieri il governatore dell’Iowa, Terry Branstad, ha dichiarato lo stato di emergenza di fronte ad un’epidemia che si sta espandendo con estrema rapidità tra gli allevamenti di tutto lo Stato, uno dei più importanti dal punto di vista agricolo della nazione. Ieri pomeriggio risultavano essere 21 gli allevamenti, distribuiti in dieci contee, ad essere stati colpiti dal contagio.
L’Iowa, principale produttore di uova del Paese, è il terzo stato americano, dopo Minnesota e Wisconsin, a dichiarare l’emergenza e, secondo quanto riporta l’agenzia Reuters, la situazione è tale da poter portare alla necessità di eliminare fino a 21 milioni di volatili. La misura decisa dal governatore, che durerà almeno fino alla fine di maggio, fornisce alle autorità una serie di strumenti e risorse per agire in maniera preventiva nel tentativo di bloccare la diffusione del’epidemia. “Anche se non rappresenta un pericolo per l’uomo – ha spiegato Branstad – abbiamo voluto prendere la cosa sul serio. Crediamo che lanciare questo allarme sia la soluzione migliore per mettere in campo tutte le risorse per lottare contro questo flagello”. Da quando la nuova epidemia si è cominciata a manifestare a dicembre, sono decine i Paesi che hanno imposto il blocco totale o parziale sui prodotti degli allevamenti avicoli statunitensi.
L’eventuale espandersi di questa epidemia si potrebbe rivelare estremamente deleterio per le quotazioni di Mais e Soia in quanto si potrebbe assistere ad un calo di richiesta dei prodotti a fini di alimentazione animale. Il settore dell’alimentazione animale si conferma sempre importante ai fini dei movimenti di prezzo di Mais e Soia è lo è ancor di più in questo particolare momento che vede gli investitori intenti a valutare con estrema attenzione ogni dato in arrivo a mercato. Gli ultimi aggiornamenti disponibili mostrano una situazione critica nel Wisconsin dove le autorità locali hanno dichiarato lo stato di emergenza, ma è in Iowa che la situazione letteralmente precipita con un picco di animali colpiti pari a 5.3 milioni. Allo stato attuale alcuni stati hanno già applicato restrizioni alle importazioni di volatili dagli Stati Uniti e tra questi troviamo il Messico, che si piazza al primo posto nella classifica degli importatori di pollame USA.
3 maggio 2015