Le uova prima di tutto, deposte non da galline in gabbia bensì libere di muoversi nell’aia. Ma anche le confetture, le bevande vegetali alternative al latte, la frutta e gli ortaggi, coltivati senza utilizzare fertilizzanti chimici di sintesi. In Italia gli acquisti di prodotti “bio” stanno esplodendo: nel 2017 dovrebbero aumentare addirittura del 12%, e addirittura del 15,4% se si considera solo la grande distribuzione. Portando il valore totale della filiera a 4,9 miliardi l’anno, tre dei quali prodotti dalle vendite in Italia e 1,9 dall’export, per cui l’Italia è il numero uno in Europa e il numero due al mondo dietro gli Stati Uniti.
I dati di questa esplosione, evidente nello spazio che i prodotti biologici stanno prendendo sugli scaffali dei supermercati e nei discorsi dei casalinghi tutti, sono stati raccolti da AssoBio, l’associazione che riunisce le aziende attive della trasformazione e nella distribuzione dei prodotti biologici e che proprio oggi a Bologna rinnova i suoi vertici. Quella che solo fino a qualche tempo fa era una nicchia di mercato, di certo più costosa rispetto ai prodotti tradizionali, sta diventando una abitudine di consumo per le famiglie italiane: quasi nove su dieci nel corso dell’ultimo anno dichiarano di aver acquistato almeno un prodotto biologico. Le aziende bio in Italia sono arrivate a quota 72 mila, con circa 300 mila occupati. E in parallelo, aumenta anche la superficie coltivata con criteri biologici: l’Italia è al 14,5%, pari all’intera superficie agricola di Toscana, Marche, Umbria, Molise e Liguria, non lontana dai Paesi leader in termini di estensione come Austria e Svezia, attorno al 20%.
Certo aiutano anche gli incentivi, per un settore che ha saputo costruirsi un riconoscimento, anche a livello istituzionale, e un marchio. L’Unione europea ha aggiornato la relativa normativa nel 2007, definendo la produzione biologica, l’unica attività produttiva a cui è riconosciuta una funzione sociale. Da qui gli incentivi per gli imprenditori che decidono di convertire le proprie colture dal tradizionale al biologico, somme possono che arrivano anche a 900 euro l’ettaro per agrumi e viti, o a 1.200 per frutta e ortaggi.