Due campioni positivi al fipronil in Italia a Roma e Ancona . E’ l’esito delle prime analisi completate ad oggi dagli Istituti zooprofilattici del Belpaese su 114 dei campioni raccolti nell’ambito dell’attività di monitoraggio per la ricerca di eventuali contaminazioni su uova, prodotti derivati e alimenti che li contengono. A darne notizia è il ministero della Salute che parla di ulteriori accertamenti in corso sui due positivi, per individuare le cause della contaminazione. A Roma le uova contaminate si trovavano in un laboratorio artigianale di pasta all’uovo, ad Ancona in un centro di imballaggio di uova per la grande distribuzione, entrambi piccoli stabilimenti, come ha spiegato Giuseppe Ruocco, a capo della Direzione generale per l’Igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del Ministero della Salute. «Pur superando il valore limite, la presenza di fipronil è molto sotto la soglia di tossicità acuta», ha detto Ruocco, escludendo quindi conseguenze per la salute umana. Premesso che si tratta di una sostanza che non deve essere presente negli alimenti, il dirigente del Ministero ha rassicurato sul fatto che «non si accumula, perché viene eliminata» dall’organismo. Ruocco ha aggiunto che «sono stati ritirati i lotti in cui sono stati trovati i campioni risultati positivi, e sono in corso accertamenti per risalire all’origine della catena della contaminazione». Se nello stabilimento di confezionamento nelle Marche il campione trovato era di uova in guscio, nel laboratorio di pasta artigianale il campione risultato positivo era di ovoprodotti, cioè uova pastorizzate destinate alla preparazione di altri prodotti alimentari.
“Sono state rilevate due positività con conseguente segnalazione alle Regioni e Asl competenti territorialmente per ulteriori accertamenti sulla fonte di contaminazione e l’adozione, in esito ad essi, di eventuali provvedimenti restrittivi”, chiarisce il dicastero in una nota, annunciando che “l’attività delle autorità sanitarie centrali e periferiche prosegue, anche alla luce di quanto concordato nel corso di una riunione di verifica e coordinamento con le autorità regionali e i carabinieri Nas in corso questa mattina presso il ministero”.
Il ministero fa il punto sull’attività di monitoraggio che è proseguita nella scorsa settimana, su uova e prodotti sia di provenienza estera che nazionale, in collaborazione con le autorità sanitarie regionali e le Asl e il Comando Carabinieri per la tutela della salute.
Ad oggi, si legge in una nota, “sono stati effettuati 42 campionamenti conoscitivi dai Nas su prodotti trasformati contenenti uova o derivati, prelevati nei negozi e supermercati su disposizione del ministero del 14 agosto; 181 campionamenti da Regioni e Asl, nell’ambito del Piano di ricerca su pollame, uova, derivati disposto dal ministero l’11 agosto; 60 campionamenti dagli Uffici periferici del ministero della Salute per gli adempimenti comunitari (Uvac), per merci provenienti dai Paesi interessati dall’allerta. Sono stati inoltre gestiti, con segnalazioni alle autorità territoriali e attività di rintraccio, i 6 messaggi sul sistema di allerta comunitario Rasff che riguardavano anche l’Italia”.
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«Pubblicare elenco dei prodotti coinvolti»
dal Corriere.it. Fare i nomi delle aziende, pubblicare subito l’elenco dei prodotti coinvolti e togliere il segreto sulla destinazione finale di tutti gli alimenti importati, rendendo noti i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero. È quanto chiede il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo dal Meeting di Rimini, commentando l’annuncio del Ministero della Salute sui due campioni di uova risultati positivi al fipronil. «Di fronte alle emergenze sanitarie provenienti dall’estero che si ripetono nell’alimentare, occorre intervenire subito con la trasparenza dell’informazione per evitare allarmismi che danneggiano imprese e consumatori» precisa Moncalvo. La Coldiretti sottolinea che lo «scandalo delle uova contaminate con l’insetticida e commercializzate in Europa riguarda esclusivamente quelle importate dall’estero» e ricorda che le uova italiane possono essere riconosciute poiché è presente l’indicazione di origine su ogni guscio, «anche se – secondo Coldiretti – è necessario migliorarne la visibilità scrivendo chiaramente per esteso, anche sulle confezioni e sui cartoni, da dove arrivano».
Come riconoscere le uova
Sul guscio delle uova di gallina, ricorda la Confederazione dei coltivatori diretti, c’è un codice che con il primo numero consente di risalire al tipo di allevamento (0 per biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nelle gabbie), la seconda sigla indica il Paese d’origine (es. IT), seguono le indicazioni relative al codice Istat del Comune, alla sigla della Provincia e, infine il codice distintivo dell’allevatore. La produzione italiana di 12,9 miliardi di uova, prodotte da 41,6 milioni di galline in 1.600 allevamenti, «è sicura e in grado di soddisfare praticamente l’intero fabbisogno nazionale – spiega Coldiretti -, ma nonostante questo l’Italia ha importato dall’Olanda 610mila chili di uova in guscio di gallina nei primi cinque mesi del 2017 ai quali si aggiungono 648mila chili di derivati, mentre non sono quantificabili gli alimenti venduti come paste e dolci realizzati con le uova a rischio».
La situazione in Europa
Dai primi giorni di agosto in tutta Europa prosegue il monitoraggio su uova, prodotti derivati e alimenti che li contengono. In Italia, ad oggi, sono stati fatti circa 280 campionamenti su prodotti trasformati contenenti uova o derivati, prelevati nei negozi e supermercati da parte dei carabinieri del Nas, delle Regioni e del Ministero della Salute. In Francia 17 tipi di gaufres(cialde), di origine olandese e in buona parte vendute con marchi della grande distribuzione, sono state ritirate dal mercato, insieme ad altri prodotti. Oltralpe sono risultati coinvolti nello scandalo 14 imprese di trasformazione e 40 grossisti, tutti importatori di uova e ovo-prodotti da Belgio e Olanda, Paese quest’ultimo da cui è partito lo scandalo. Inoltre il Ministero dell’Agricoltura francese sta pubblicando i nomi degli alimenti sequestrati, così come chiesto in Italia dalla Coldiretti. Gli elenchi sono due: uno comprende i prodotti con una concentrazione di fipronil superiore al valore limite, ma che non costituiscono un rischio immediato per la salute; l’altro elenco include i prodotti in cui il livello di insetticida è talmente alto da porre rischi immediati per la salute. Ad oggi, comunica il Ministero, nessun caso di questo tipo è stato registrato in Francia.
Germania, Ungheria e Spagna
In Germania è guerra di cifre: secondo alcuni media locali le uova potenzialmente contaminate sarebbero oltre 28 milioni nella sola regione della Bassa Sassonia, al confine con l’Olanda. Il ministro dell’Agricoltura della regione, il Verde Christian Meyer, ha rilanciato parlando di oltre 35 milioni di pezzi. Ma per il governo tedesco 10,7 milioni resta la stima ufficiale dei casi di uova effettivamente contaminate. In Olanda i giudici hanno confermato l’arresto per i due manager della società Chickfriend, sospettati di essere all’origine del caso. In Ungheria è scattato il sequestro di una partita di ovoprodotti surgelati destinata al circuito della ristorazione. Stessa misura è stata presa dalle autorità spagnole. Nessuna traccia di fipronil invece nelle carni delle galline in Belgio, secondo l’Agenzia per la sicurezza alimentare Afsca.
L’insetticida tossico
Il fipronil (o fluocianobenpirazolo) è un insetticida comunemente usato contro pulci, acari e zecche negli animali da compagnia, ma è vietato in animali destinati alla catena alimentare, come appunto i polli. Risulta altamente tossico per topi, api, conigli e alcune specie di uccelli. L’Organizzazione Mondiale della Sanità lo considera «moderatamente tossico» per l’uomo. L’esposizione all’insetticida può dare nausea, vomito, dolore addominale e crisi epilettiche. Se consumato in grandi quantità può causare danni ai reni, al fegato e alla tiroide. E lo scandalo non si fermerà solo alle uova. «Si teme che le uova al fipronil possano rimanere a lungo nella catena alimentare, dopo essere finiti in prodotti trasformati come torte, paste, pane» ha detto Christian Meyer, ministro della Sanità della Bassa Sassonia. La contaminazione è infatti stabile, ciò significa che la tossicità non viene distrutta dal calore. Gli esperti sono però concordi che i rischi per la salute sono molto bassi, perché gli effetti da intossicazione si verificano solo nel caso di esposizioni ad alte dosi. I sintomi sono reversibili, una volta terminata l’esposizione. La sostanza si assorbe lentamente attraverso l’intestino. Non è noto un antidoto specifico.
21 agosto 2017