Il capo dello Stato firma la riforma e invia una lettera al premier: «Ora confronto con tutte le parti interessate»
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano promulga la legge di riforma dell’università, inviando però, contestualmente alla firma, una lettera al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Nella missiva, resa nota dal Quirinale, il capo dello Stato segnala delle «criticità» contenute nel testo della legge da superare con opportune correzioni. Napolitano auspica che ad esse si approdi attraverso «un costruttivo confronto con tutte le parti interessate. Nella lettera le criticità sono elencate articolo per articolo. «La promulgazione è un fatto positivo» è stato il commento del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini alla firma di Napolitano. «Insieme al presidente Berlusconi terremo certamente conto delle osservazioni del Quirinale», ha aggiunto il ministro. «Appare evidente dall’analisi dei punti rilevati – ha voluto anche sottolineare la Gelmini – che nessuno di essi tocca elementi portanti e qualificanti della legge».
«LA MOBILITAZIONE VA AVANTI» – Ha apprezzato le osservazioni del capo dello Stato Luca Cafagna, studente di Scienze Politiche della Sapienza di Roma e membro della delegazione ricevuta al Colle il 22 dicembre. «Le osservazioni del presidente della Repubblica alla legge Gelmini – ha detto – sono una piccola conquista del nostro movimento». «Napolitano – ha aggiunto Cafagna – ha preso atto, come dimostra questa lettera al premier, del fatto che è mancato qualcosa: il presidente sollecita adesso, infatti, un confronto che avrebbe dovuto esserci prima, e che purtroppo, come abbiamo sempre denunciato, non c’è stato». Il 25enne ha annunciato anche che la mobilitazione andrà avanti: «Noi vogliamo che la legge sia ritirata o che non sia applicata negli atenei».
«LEGGE INIQUA» – Critiche anche da parte dell’Italia dei Valori. «Il rispetto istituzionale che abbiamo verso la presidenza della Repubblica ci impone di prendere atto della decisione di Napolitano. Resta il fatto che riteniamo questo provvedimento ingiusto, iniquo ed incostituzionale» ha scritto in una nota Antonio Di Pietro.
I DUBBI DEL COLLE – Quanto alle osservazioni del Colle, c’è da sottolineare che il capo dello Stato considera in particolare «non coerente con il criterio del merito» la parte dell’art.4 della legge che prevede l’assegnazione delle borse di studio con una «riserva» che tiene conto dell’appartenenza territoriale degli studenti. Inoltre, l’art. 23 della riforma, quello che riguarda i contratti di insegnamento, appare al presidente della Repubblica «di dubbia ragionevolezza nella parte in cui aggiunge una limitazione oggettiva riferita al reddito ai requisiti soggettivi di carattere scientifico e professionale». Fra le criticità da correggere nella legge di riforma dell’università, secondo Napolitano, c’è poi l’articolo 6 che riguarda il titolo di professore aggregato. Il senso è chiaro, ma – scrive il capo dello Stato – «si attende che ai fini di un auspicabile migliore coordinamento formale, il governo adempia senza indugio all’impegno assunto dal Ministro Gelmini nella seduta del 21 dicembre in Senato, eventualmente attraverso la soppressione del comma 5 dell’articolo».
Corriere.it
31 dicembre 2010