«Abolito il numero chiuso a Medicina». Anzi no: «Aumenteremo solo i posti» (oggi 9mila l’anno per oltre 60mila aspiranti) per poi studiare come superarlo «nel medio periodo». Ieri in meno di 24 ore si è consumata prima la fuga in avanti e poi un mezzo dietrofront del Governo giallo-verde su uno dei terreni minati del mondo universitario: il numero chiuso. Un fronte sul quale l’Esecutivo giallo-verde nel contratto di Governo aveva annunciato una possibile «revisione». E che è sembrato concretizzarsi subito scorrendo il comunicato stampa di Palazzo Chigi sulla legge di Bilancio che annunciava tra le misure anche l’addio al numero chiuso a Medicina «permettendo così a tutti di poter accedere agli studi». Un fulmine a ciel sereno smentito subito dai ministri più titolati sulla faccenda – Bussetti (Miur) e Grillo (Salute) – che hanno parlato di semplice «auspicio» e di un più concreto aumento da subito dei posti a disposizione. E così alla fine, come si legge nella mezza retromarcia di Palazzo Chigi arrivata con un nuovo comunicato, il superamento del numero chiuso a Medicina diventa «un obiettivo politico di medio periodo» per il quale si avvierà un confronto con i ministeri competenti – Miur e Salute appunto – e la Conferenza dei Rettori delle università italiane (Crui). Proprio i rettori ieri hanno fatto sapere che l’abolizione tout court del numero chiuso sarebbe uno tsunami: «Non saremmo in grado di reggere l’urto di un boom di iscrizioni, non abbiamo aule e docenti a sufficienza. Meglio invece aumentare il numero di posti», ha spiegato il loro presidente Gaetano Manfredi. L’obiettivo concreto su cui gli atenei concordano è quello di provare a far salire da quasi 10mila a 15mila i posti “in gara” con i test.
Chi si è schierato apertamente contro il numero chiuso è stato il leader della Lega, Matteo Salvini: «Sono da sempre contrario». Mentre gli studenti hanno accusato il Governo di «continuare a parlare per slogan».
IL SOLE 24 ORE
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