Erano mesi che l’Italia lo chiedeva e alla fine l’Europa ci ha dato ascolto. La Commissione europea ha deciso di aprire una procedura d’infrazione contro il governo britannico per l’etichettatura a ‘semaforo’ sugli alimenti, sistema già da tempo nel mirino di molti Paesi, fra cui appunto il nostro, perché ritenuto discriminatorio nei confronti di molti prodotti tipici locali. Bruxelles ha dato il via libera all’invio a Londra di una lettera di messa in mora. Ma in che cosa consiste l’etichettatura a semafori? Si tratta di un sistema introdotto unicamente nel Regno Unito – con il beneplacito dell’Ue che adesso come visto ci ha ripensato – e fortemente voluto dal ministero della Salute britannico per contrastare l’obesità. Sulle etichette dei prodotti alimentari distribuiti in Uk c’è dunque un piccolo semaforo che fornisce a colpo d’occhio al consumatore le informazioni nutrizionali.
I colori del semaforo indicano il contenuto di zuccheri, sale, grassi e calorie per 100 grammi di prodotto. Il rosso sta per un contenuto alto di grassi, zuccheri o sale, il giallo indica una quantità media e il verde un contenuto basso. Di recente anche la Francia stava valutando l’introduzione dell’etichetta semaforica per motivi di salute. Ma il sistema grafico ha suscitato la contestazione sia dell’industria alimentare che dei governi di molti Paesi, Italia in testa, che lo giudicano grossolano e penalizzante dei prodotti tipici di alcune aree, come quella mediterranea. In pratica il sistema del Regno Unito rende più difficile l’accesso al mercato per determinate categorie di merci.
Poco più di un mese fa, infatti, il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina era intervenuto sulla questione, auspicando un intervento dell’Europa: “La procedura di infrazione va aperta -aveva dichiarato il ministro – perchè è scandaloso che un Paese impianti un modello che stravolge completamente il giudizio sulle cose”. Il paradosso, infatti, è che prodotti come l’olio extravergine di oliva, notoriamente conosciuto per i suoi benefici effetti sul sistema cardiovascolare (se consumato con moderazione ovviamente), in Gran Bretagna viene bollato con il colore rosso. Mentre la Coca Cola light merita il verde perché senza zuccheri (che poi dentro ci siano edulcoranti di sintesi e colorante caramello E 150 D, riconosciuto come cangerogeno dall’Oms, non conta).
Già un anno fa l’eurodeputato della Lega Nord Giancarlo Scottà, insieme ad altri colleghi della commissione Agricoltura, presentò un’interrogazione all’esecutivo Ue proprio sull’uso in Gran Bretagna dei bollini semaforici sul packaging dei prodotti alimentari che, secondo l’europarlamentare leghista, era “discriminatorio nei confronti di alcuni nostri prodotti di qualità, come il parmigiano, il prosciutto crudo e la mozzarella”. La risposta ricevuta fu la seguente: “Dato il suo carattere facoltativo, il sistema di codici cromatici di etichettatura nutrizionale raccomandato dalle autorità britanniche non costituisce un ostacolo né de jure né de facto agli scambi commerciali”. E quindi l’interrogazione si concluse con un nulla di fatto.
A quella sollecitazione ne sono seguite altre, come racconta Paolo De Castro, e alla fine l’esecutivo Ue è tornato sui suoi passi: “Dopo aver bloccato il ‘semaforo’ durante il voto sul regolamento relativo alle informazioni alimentari ai consumatori del 2011 – spiega il coordinatore del gruppo dei Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo – in Parlamento abbiamo messo in campo una serie di iniziative (tra cui interrogazioni) per invitare la Commissione a occuparsi della vicenda, ribadendo un concetto molto chiaro: questo sistema (rifiutato a livello comunitario) non informa il consumatore, ma ne condiziona solo l’acquisto. Il Parlamento europeo – conclude De Castro – ha portato avanti con decisione questa battaglia per garantire la trasparenza delle informazioni in etichetta, tutelando produttori e consumatori. Le notizie che giungono dalla Commissione riconoscono questo percorso e ci fanno ben sperare per il futuro”.
Esulta anche la Coldiretti: “L’avvio della procedura di infrazione da parte dell’Ue contro il semaforo in etichetta varato dagli inglesi salva le esportazioni Made in Italy, dai formaggi come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano all’olio d’oliva, fino ai salumi più tipici come il prosciutto di Parma o San Daniele”.
“L’obiettivo del semaforo era quello di diminuire il consumo di grassi, sali e zuccheri ma – sottolinea Coldiretti -, non basandosi sulle quantità effettivamente consumate ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze, finisce per fuorviare i consumatori rispetto al reale valore nutrizionale. Il semaforo rosso penalizza, infatti, la presenza di materia grassa superiore a 17,5 grammi, quello giallo tra 17,5 grammi e 3 grammi e il verde fino a 3 grammi. Una scelta che è già stata adottata in molti supermercati in Gran Bretagna – rileva l’associazione dei coltivatori- a danno di alcuni settori cardine dell’export Made in Italy e, più in generale, dell’intero trend di consumo nel Regno Unito del cibo italiano, che nel 2013 ha fatto segnare un aumento del 6 per cento, per un valore di 2,8 miliardi. Non a caso l’Italia e altri paesi europei hanno messo in rilievo come il sistema del semaforo avrà un impatto negativo sul commercio, con la possibile presenza di barriere tra Stati membri, e quindi una violazione all’articolo 34 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, senza dimenticare l’irregolarità di inserire la presenza di un claim sulla nutrizione di tipo non benefico”.
All’iniziativa della Commissione Ue plaudono anche le associazioni dei consumatori: “Finalmente l’Unione Europea ha capito come il sistema di etichettatura adottato in Gran Bretagna sia fuorviante per i consumatori e penalizzante i prodotti “Made in Italy”, dichiara Lamberto Santini, presidente dell’Adoc.
Resta da aspettare, adesso, l’esito dell’indagine della Commissione europea, anche alla luce della riforma generale dell’etichettatura degli alimenti che enterà in vigore in tutti gli Stati membri il 14 dicembre di quest’anno.
Repubblica.it – 1 ottobre 2014