Il procuratore di Torino Raffaele Guariniello ha lanciato la proposta di istituire una agenzia nazionale per la sicurezza alimentare con poteri di coordinamento delle azioni di repressione contro i reati alimentari. Un soggetto in grado di migliorare l’incisività degli interventi, oggi troppo frammentari, su tutto il territorio che coinvolgono diversi soggetti.
L’ennesima iniziativa dell’instancabile magistrato paladino dei diritti e della salute dei cittadini è stata lanciata in un intervista pubblicata sul blog “Spazi Food” di Massiliano Borgia in cui viene presentato un dettagliato quadro di intervento a tutto campo in grado di fronteggiare un fenomeno in continua espansione che tocca direttamente la salute dei cittadini.
«Oggi assistiamo – spiega Guariniello – a una miriade di procedimenti aperti da singole procure, dove ognuna decide in modo autonomo, magari riservando agli indagati un trattamento differenziato nelle diverse parti del Paese per reati che sono del tutto simili». Viene citato il caso delle “mozzarelle blu” che ebbe un grande impatto mediatico, e che diede corso a numerose inchieste e processi un po’ ovunque, ma, rileva il procuratore: «certi procedimenti si sono chiusi con l’archiviazione, altri con rinvio a giudizio». Per questo spiega il magistrato: «Serve un soggetto legittimato al coordinamento delle tantissime azioni di polizia giudiziaria e della magistratura che, in modo troppo frammentato, vengono condotte oggi nel campo della sicurezza alimentare». Oltre al discorso repressivo l’agenzia si pone anche obiettivo della prevenzione attraverso il rilancio della cultura della legalità in campo alimentare.
La priorità della questione tutela alimentare ha intanto portato il governo a nominare una commissione speciale per la riforma dei reati alimentari, che sarà presieduta dal già Procuratore Capo Giancarlo Caselli e di cui farà parte anche Raffaele Guariniello. Il magistrato della Procura di Torino, particolarmente attiva nel fronteggiare i reati contro la salute dei cittadini, ha pensato di scrivere un libro frutto della sua grande esperienza con l’ambizioso obiettivo di mettere ordine nella selva delle norme e soprattutto delle sentenze della Corte di Cassazione che come si sa, “fanno giurisprudenza”. «Questo testo nasce dalla necessità di offrire ai magistrati e agli stessi operatori industriali del settore un corpus che raccolga le sentenze della Cassazione in tema di sicurezza alimentare che altrimenti rischiavano essere dimenticati». Il magistrato dal 1988 si è recato a Roma ogni due settimane per acquisire i pronunciamenti della Cassazione sui temi da lui seguiti e precisa: «Ho così scoperto che sono davvero tanti quelli che riguardano la sicurezza alimentare ma che questo patrimonio di giurisprudenza rischia di non essere conosciuto da operatori giudiziari e operatori industriali. Così ho deciso di raccogliere tutto in un libro che testimonia anche come il lavoro delle sedi giudiziarie e della Suprema Corte sia sempre più dedicato ai reati alimentari». In conclusione il magistrato sottolinea l’esplosione dei crimini che riguardano il cibo e la nostra salute: «Siamo tempestati di denunce da parte delle forze di polizia e degli enti che hanno funzioni ispettive e riceviamo sempre più segnalazioni da parte di associazioni o di singoli cittadini: dai vitelli gonfiati con anabolizzanti ai frutti di bosco che trasmettono l’epatite, dagli alimenti scaduti e rietichettati ai prodotti spruzzati sul pesce per dargli un’apparente freschezza».
La moltiplicazione degli scandali è anche espressione di maggiore consapevolezza dei cittadini che si sono organizzati come consumatori organizzati. Guariniello punta il dito contro le grandi industrie alimentari: «La grande industria non ha mai temuto le reazioni della magistratura e dell’opinione pubblica semplicemente perché c’era sempre un capro espiatorio. Per questo, abbiamo deciso di cambiare registro e di chiedere conto anche ai vertici societari. Troppo spesso occorre verificare se i reati alimentari non siano altro che il frutto di scelte precise della direzione o della proprietà del grande marchio. Così, la novità che abbiamo introdotto in questi anni è stata l’azione nei confronti dei membri dei Consigli di amministrazione che prima si nascondevano dietro le responsabilità degli ultimi anelli della catena. Abbiamo pensato che solo colpendo la testa si poteva ottenere una sensibile riduzione dei reati. Perché se sugli scaffali di un supermercato il Nas trova prodotti scaduti può non essere colpa del responsabile del reparto ma del suo direttore che, a sua volta applica una precisa politica aziendale. Il problema è quindi stroncare queste politiche che vanno contro la salute dei consumatori ed educare il settore partendo dalla responsabilità dei consigli di amministrazione. E’ tra i vertici della grande industria che bisogna creare nuova sensibilità sulla sicurezza ma anche sulla semplice lealtà commerciale, a tutela dei consumatori e delle imprese virtuose». Guariniello precisa che nel contrastare i reati alimentari non servono nuove norme, bastano quelle che ci sono, masi devono utilizzare meglio. Per questo per il procuratore torinese c’è uno strumento importante dovrebbe essere esteso a tutti i reati alimentari. È quello della “responsabilità amministrativa”: « Si dovrebbe potenziare l’azione penale applicando per alcuni reati in materia alimentare sanzioni accessorie, compresa la interdizione dell’attività.
Per questo – conclude Guariniello – «serve la competenza di un’agenzia nazionale, che utilizzi la conoscenza di questo settore complicato per agire in modo uniforme su tutto il territorio nazionale».
Nuova Società – 22 aprile 2015