Coraggioso l’annuncio di una riforma della giustizia amministrativa. Positivo il richiamo a una giustizia civile più efficiente. Demagogico il riferimento all’omicidio stradale come esempio per nuove regole di giustizia penale. Deludente il silenzio sulle emergenze del carcere e della corruzione. Il capitolo giustizia «secondo Matteo» lascia un po’ l’amaro in bocca per la “velocità” dell’analisi.
Carica di aspettative la premessa: dopo 20 anni di «scontro ideologico» che ha solo «calcificato» le contrapposte posizioni, a giugno arriverà un «pacchetto organico di revisione della giustizia che non lascerà fuori niente». Ambizioso l’obiettivo: fare della giustizia un «asset» per lo sviluppo del Paese. Povere di contenuti, però, le risposte, nonostante l’approccio «reale» ai problemi.
Renzi parte dalla giustizia amministrativa. «Siamo un Paese in cui, negli appalti pubblici, lavorano più gli avvocati che i muratori e dove i Tar discettano su tutto». Ogni provvedimento «è costantemente rimesso in discussione in una corsa a ostacoli impressionante» dice, annunciando la «riforma strutturale». Impresa coraggiosa anche se, in assenza di indicazioni, sembra più un «messaggio politico» alle toghe amministrative per un’autoriforma. Mesi fa Renzi aveva parlato di abolizione dei Tar, per farne sezioni specializzate dei Tribunali ordinari e di riduzione dei poteri di sospensiva, che bloccano l’attività di enti locali e Parlamento, frenando lo sviluppo economico. Critiche «infondate», aveva replicato il presidente del Consiglio di Stato.
In attesa di dettagli, non sembra che Renzi abbia in mente il progetto ambizioso, naufragato nel ’98 con la Bicamerale, dell’«unità della giurisdizione» che, con una modifica costituzionale, assicurerebbe piena terzietà alle toghe amministrative, molte delle quali impegnate anche nei gabinetti ministeriali e quindi a fianco della politica. A bocce ferme, però, alcuni problemi si possono affrontare: la «giurisdizione esclusiva» attribuisce a Tar e Consiglio di Stato un potere amplissimo (sui diritti connessi agli interessi legittimi), moltiplicando i conflitti giurisdizionali; la proliferazione dei ricorsi per «eccesso di potere» è dovuta alla tendenza dei giudici amministrativi a non fermarsi al controllo di legittimità ma a sindacare il merito dell’atto, da quelli politici al Csm; le «sospensive» bloccano per mesi appalti e attività, fino alla decisione di merito…
Annuncio impegnativo, dunque, più di quello sul civile. Sul penale Renzi scivola sulla demagogia per dimostrare che «non ci sono regole». Ricorda un giovane ucciso da un pirata della strada ubriaco o drogato e punito con una pena «inferiore o sostanzialmente analoga a quella comminata per un furto di serie B » . E così rilancia l’ idea dell’omicidio stradale, dimenticando almeno due dati: le pene, già oggi, possono arrivare a 20 anni; introdurre un reato doloso (sia pure a dolo eventuale) significa dare alle assicurazioni un motivo per non risarcire il danno.
Il Sole 24 Ore – 25 febbraio 2014