Michele Ugliola? «È più un mediatore, un intrallazzatore… Però lei sa benissimo che quando bisogna mediare fra imprenditori, tecnici e politici ci vogliono questi personaggi di riferimento…».
Intercettato dagli investigatori mentre parla con l’imprenditore Fausto Crippa, l’ex consigliere provinciale leghista Marco Paoletti non usa giri di parole per delineare il ruolo dell’uomo-chiave nell’inchiesta che sta inguaiando il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Davide Boni. ‘Mediatori’, ‘intrallazzatori’, ‘personaggi di riferimento’: i termini cambiano, la sostanza no. Nel coacervo di interessi affaristici scoperchiato dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e dal pm Paolo Filippini (che chiederanno al gip la proroga delle indagini), il sistema è tenuto assieme dal collante dei ‘colletti bianchi’ delle mazzette. E nel caso-Boni il perno sembra essere proprio lui, l’architetto Ugliola, l’uomo che negli interrogatori secretati racconta gli episodi che conducono al numero uno della Lega Nord al Pirellone.
Ma chi è Ugliola? Pugliese di San Severo, 54 anni, Ugliola si muove agli esordi negli ambienti del Psi di Craxi, ma dai socialisti alla nascente Forza Italia il passo è breve. La svolta diviene di pubblico dominio nel 1999, quando l’architetto viene coinvolto nell’inchiesta sulle tangenti nel comune di Bresso che porta in carcere il consigliere comunale forzista di Milano Giovanni Terzi. Anche Ugliola viene arrestato e confessa di aver svolto il ruolo di ‘mediatore’ delle tangenti. Qualche anno prima, nel 1995, l’architetto ha costituito la Gartner, una srl fusa nel 2004 con la Tema Engineering, società attraverso la quale avrebbe effettuato false fatturazioni. Il 16 novembre dello scorso anno ? dopo che Ugliola è già stato arrestato nell’inchiesta su Cassano d’Adda ? la società viene posta in liquidazione dal tribunale fallimentare.
Ma torniamo alla Gartner. Chi c’è con l’architetto pugliese alla guida della società? Il consigliere delegato della srl è uno dei nomi che compaiono tra gli indagati dell’inchiesta su Boni. Si tratta di Gilberto Leuci, varesino, classe 1949, cognato dello stesso Ugliola e titolare di 13 società, dieci delle quali in liquidazione. Leuci non è un personaggio secondario nel panorama politico milanese. Fino alla liquidazione della società, nel 2010, è presidente del comitato direttivo della Sogemi, il consorzio che gestisce l’Ortomercato di Milano. A nominarlo in quota Forza Italia è nel 1995 il sindaco di Milano, Gabriele Albertini. Nel 2009 lo ritroviamo accanto a Ugliola nella Tema Team Manager srl, una società costituita nel 1987 dal cognato e della quale Leuci diviene liquidatore. I due vengono indagati nel 2011 dalla procura di Milano per appropriazione indebita. Secondo il pm Laura Pedio avrebbero distratto oltre 2,3 milioni di euro dalle due Tema: più di 1,2 milioni dirottati su conti riconducibili a Leuci e oltre 1,1 su quelli di Ugliola. Altri 785mila euro sarebbero stati portati all’esterno delle società sotto la voce fittizia di ‘finanziamento soci’. Nella rete della coppia finisce tra il 2002 e il 2004 anche il patron di Esselunga, Bernardo Caprotti. Leuci e Ugliola gli propongono l’acquisto di alcune aree edificabili, ma avrebbero corrotto due manager per ritagliarsi una lauta cresta sui profitti. Il bubbone scoppia per un’operazione a Legnano e così, quando Caprotti si rende conto della truffa, licenzia i manager e avvia un repulisti di cui farà le spese anche il figlio Giuseppe, che in quel periodo reggeva Esselunga.
La storia di Leuci è punteggiata anche dal crac della Liranova, una società di intermediazione mobiliare nata nel 1987, di cui è presidente. Consiglieri della Sim sono Paolo Schettino De Focatiis e Marco Capretti, un nome – quest’ultimo – da tenere a mente. Nel 1995 la Sim raccoglie 130 miliardi di lire da circa 1.200 clienti, tra i quali alcuni bei nomi del mondo dello spettacolo, del calcio e della nobiltà romana, ma un’ispezione della Consob rivela che una parte dei soldi della clientela è stata utilizzata per finanziare le attività della Liranova Holding, la società che controlla la Sim. Conclusione: il ministero del Tesoro scioglie il cda e nomina un commissario.
Ma bisogna tornare alle dichiarazioni dell’imprenditore Fausto Crippa per chiudere il cerchio. Crippa, che attraverso la Alauda srl è proprietario dell’ex Linificio Canapificio Nazionale a Cassano d’Adda, un’area che vuole riqualificare, dichiara ai pm a proposito di Ugliola: «Sin dal primo incontro l’architetto mi disse chiaramente che lui gestiva di fatto la totalità dei progetti a Cassano». E aggiunge: «Ugliola mi richiese di elargirgli in contanti 3 milioni di euro da versargli su un conto corrente da accendere in Austria. Nella circostanza l’architetto veniva accompagnato da un professionista a suo dire specializzato in transazioni di questo genere. Si trattava di Marco Capretti, titolare di una società londinese, la Sawford Benedict». Il professionista che arriva da Londra è lo stesso Capretti che sedeva negli anni 90 al vertice della Liranova Sim insieme a Leuci. Il sodalizio dura da anni. Capretti è effettivamente il presidente della Sawford Benedict, una società che ha sede a Londra in Wigmore Street e che si definisce una «boutique» della consulenza nella Corporate finance. Lavora alla Sawford dal 1997 dopo essere passato dalla Saifi Finanziaria del gruppo Agnelli, dalla Compagnie Fiduciaire della Rothschild Bank e dalla Capital Holding a Milano. Ma cosa ci faccia nel 2011 accanto a Ugliola, mentre l’architetto chiede a Crippa di versargli una tangente di 3 milioni su un contro austriaco, saranno i magistrati ad appurarlo.
9 marzo 2012