Hanno incassato quasi 500 milioni in cinque anni, i “cari estinti”, partiti scomparsi dalla geografia politica ma costati cari ai contribuenti.
Che li hanno mantenuti comunque fino al dicembre 2010, sebbene l’ultima legislatura nella quale i loro simboli sono comparsi si sia chiusa nel 2008. Ds, Forza Italia, Margherita, An, vere e proprie aziende con il loro bilancio infarcito dal rimborso elettorale, loro tesorieri, fondazioni, immobili e dipendenti. Chi gestisce quei tesoretti? Per fare cosa? La domanda rimbalza con insistenza, ora che la magistratura ha acceso i riflettori sul caso Lusi. Anche perché l’qffaire finanziamento pubblico certo non si esaurisce con i partiti già pensionati. Anzi, quelli vivi e vegeti — dal Pdl al Pd, dalla Lega all’Udc e all’ Idv — solo nel 2011 hanno incassato rimborsi elettorali e contributi a vario titolo fino a 217 milioni. Va avanti così dal voto del 2008 e continuerà fino al prossimo anno, quando al termine della legislatura il monte avrà toccato la cifra record di un miliardo di euro. Dalla prossima, un giro di vite è già previsto. Ma restano nel cono d’ombra i contributi psudovolontari dei parlamentari ai propri gruppi e le donazioni dei privati, che godono di generose detrazioni fiscali e che possono restare anonime fino alla soglia di 50 mila euro. E un mondo sommerso e poco controllato. Il Pd ha affidato il suo bilancio alla certificazione di società esterne. Ma può anche succedere che qualcuno si lanci in operazioni speculative. Come ha fatto il tesoriere della Lega che ha pensato di investire in Tanzania.
L’ultima rata ai partiti che non ci sono più, l’Ufficio di presidenza della Camera l’ha stomata a fine 2011 per le elezioni molisane del 2006: importo, 292 mila euro. Spiccioli. Il grosso dell’infornata per Forza Italia, Ds, Margherita e An si era conclusa quasi un anno prima. Per le Politiche del 2006, infatti,
i partiti di quella legislatura (sono sopravvissuti solo Udc e Lega), hanno ricevuto a titolo di rimborso elettorale 499,6 milioni di euro, anche nei due anni successivi alla chiusura anticipata del 2008. Quasi cento milioni a Forza Italia, 74 ai Ds; 42 alla Margherita. La Corte dei Canti ha scoperto che la Lega, che per il voto del 2008 aveva speso 3 milioni, ha incassato poi rimborsi per 41 milioni.
Era nascosto nelle pieghe del “Milleproroghe” del febbraio 2006, l’articolo con cui si stabiliva che il rimborso elettorale sarebbe spettato ai partiti anche in caso di chiusura anticipata della legislatura. Come poi è avvenuto puntualmente. Rimborso che la legge 157 del 1999 ha fissato in un euro per
ogni cittadino iscritto nelle liste elettorali, da dividere poi in percentuale in base ai voti ricevuti, e non in base ai votanti effettivi: altra anomalia. Solo la scorsa estate, col decreto “salva conti” di Tremanti, è stata cancellata la norma che ha consentito ai partiti di ricevere contributi fino al 2010. E dalla prossima legislatura, non più di 145 milioni di euro di rimborsi, almeno 50 in meno rispetto ad oggi.
Pubblico e privato Monito Corte dei Conti “Finanziamento occulto”
«Quello che viene definito un contributo per il rimborso delle spese elettorali è in realtà un vero e proprio finanziamento» ha ammonito di recente la Corte dei Conti. Invano. I partiti dell’attuale legislatura volano oltre la media dei 200 milioni l’anno. Non solo rimborsi per politiche, europee,
regionali, ma nel calderone finiscono anche finanziamenti privati e i contributi di consiglieri e parlamentari ai rispettivi gruppi. Solo la rata 2011 per le politiche ha fruttato nel dicembre scorso all’ »azienda» Pdl 17,5 milioni di euro, amministrati dal tesoriere Rocco Crimi. Al Pd 15,5 milioni, oggi gestiti da Antonio Misiani. Molto lontana la Lega con quasi 4 milioni.
Ogni mese un senatore e deputato del Pd versa al proprio gruppo 1.500 euro. Stessa cifra un suo collegadell’Udc. I «soldati’, leghisti superano tutti, con un contributo «volontario» da 1.800 euro. Lighte solo su base volontaria la contribuzione dei pidiellini: 800 euro al mese. E se nei giorni scorsi la Camera e il Senato, nel
loro piano dei tagli, hanno limitato al 50 percento la soglia del contributo per il portaborse (3.680-4.100) da giustificare con contratti e ricevute, è solo perché a quel budget attingono appunto i parlamentari per co-finanziare i propri partiti. Si stima che coi contributi che versano ai gruppi anche i consiglieri regionali, i partiti incassino solo con questa voce qualcosa come75 milioni l’anno.
Patrimoni Case, quadri, conti correnti i “tesoretti” dal Pd al Pd!
Liquidità, conti correnti galoppanti ma anche beni immobili. E curiosi “mobili”. La parte del leone la fa il Partito democratico, o meglio l’eredità targata Ds e il suo partito “in sonno”: oltre duemila immobili per un valore di circa mezzo miliardo di euro. E poi le 410 opere d’arte, tra quadri di Guttuso e di Cascella, ad
arricchire un tesoretto di un certo pregio. Molto è stato venduto per pagare i debiti, non smette di ripetere il tesoriere Ds Sposetti. Nulla di paragonabile, ma la fondazione Alleanza nazionale— adesso cogestita tra mille cause e liti dai berlusconiani del Pdl e i finiani di Fli — vanta 70 milioni in cassa e una settantina di immobili del valore di 300-400 milioni di euro. Più liquido, il patrimonio pidiellino.
Repubblica – 2 febbraio 2012-02-02