La (cattiva) sorpresa è spuntata nella versione finale del decretone finita in Gazzetta. Due righe in puro burocratese: «Le parole fino al 31 dicembre 2011… sono sostituite da: fino al 31 dicembre 2012».
Tutte le imprese in credito con asl e ospedali hanno avuto una scossa: «Qui saltano le aziende». Perché quelle due righe infilate di soppiatto nella manovra hanno un valore esplosivo: il blocco dei pignoramenti nelle Regioni sotto piano di rientro dai debiti sanitari è prorogato di un anno, dalla fine del 2011 a tutto il 2012. Poi si vedrà.
Un “fermo crediti” che nelle 5 Regioni commissariate – Campania, Lazio, Calabria, Molise, Abruzzo – vale 2,28 miliardi di debiti verso le industrie biomedicali; e di altri 1,13 miliardi aggiungendo quelle solo sotto piano di rientro (Piemonte, Sicilia, Puglia). Altri 2,5-3 miliardi è il debito verso le industrie farmaceutiche. Per non dire delle fatture non onorate a farmacie, imprese di pulizia e di servizi vari. La reazione di Assobiomedica (biomedicali), è di grande preoccupazione: «Moltissime aziende sono a rischio di ridimensionamento, molte di chiusura», afferma il neopresidente Stefano Rimondi. «Rischiamo che le nostre aziende non abbiano più liquidità per investire in tecnologie della salute».
Già alle prese con altre due riforme anti-spreco inserite nella manovra e che mal digeriscono – il «tetto» di spesa per i dispositivi medici e i prezzi di riferimento per gli acquisti di beni e servizi – le imprese dovranno insomma fare i conti fino a tutto il 2012 con lo stop ai pignoramenti. Un blocco contro il quale hanno presentato ricorso alla Corte di giustizia Ue. Mentre, per difendersi in qualche modo nelle Regioni dove il rischio è più grande, cercano rimedi: chi può permetterselo cede i crediti a società di factoring e banche, ma a prezzi sempre più alti legati al valore del credito, alla sua vecchiaia e al fatto che sia «certificato» o meno; le altre aziende tentano improbabili azioni legali affidandosi a studi più o meno specializzati che stanno fiorendo in Campania, dove la situazione è più esplosiva.
Intanto il conto dei debiti non pagati peggiora rapidamente. Ad aprile le industrie biomedicali lamentavano crediti per 5,35 miliardi, di 4 le farmaceutiche. Il totale dei pagamenti bloccati verso imprese grandi e piccole che lavorano col Ssn non vale meno di 12-15 miliardi in tutta Italia. E i tempi di rimborso crescono: 242 giorni in media per le farmaceutiche, 301 per le biomedicali. Con la Calabria che ha il record di sempre: 912 giorni di attesa prima di rimborsare le biomedicali, 631 per le farmaceutiche. Le Regioni commissariate stanno peggio di tutte: Molise (795 giorni col biomedicale, 529 sui farmaci), Lazio (403 e 395 giorni), Abruzzo (224 e 219). La Campania (765 e 339 giorni) ha il debito più alto: 887,2 milioni solo verso le industrie biomedicali. Molto di più, almeno 1,5 miliardi, se si sommano i debiti verso tutte le imprese fornitrici.
di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore) – 9 luglio 2011