La timidissima ripresa che si è affacciata sull’economia italiana comincia a farsi sentire anche tra i laureati. Che dopo il tracollo degli anni della crisi trovano più facilmentelavoro, contratti un po’ più stabili e guadagni migliori. A certificare l’inizio della risalita sono i dati di Almalaurea, il consorzio che unisce 73 atenei, presentati ieri a Napoli. Dati che appunto fanno registrare tra i “dottori” in cerca di occupazione «alcuni segnali di ripresa del mercato del lavoro, in parte già intravisti nel 2014».
A un anno dal diploma il tasso di occupazione è del 67% per chi ha in tasca una laurea triennale (un punto in più rispetto all’indagine dell’anno prima) e del 70% tra i magistrali (+0,3%). Che dopo 5 anni vedono salire il loro tasso di occupazione all’84%, a dimostrazione del fatto che la laurea resta sempre un buon investimento. I numeri pre-crisi restano però lontanissimi: gli occupati nel 2007 a un anno dal diploma (triennale o magistrale) erano rispettivamente l’82% e l’80,5 per cento. Erosi anche i primi sudati guadagni dei neolaureati: oggi i magistrali, i titoli più prestigiosi, dopo un anno conquistano 1132 euro (1388 dopo cinque), 150 euro in meno di quanto accadeva 7 anni prima. Migliora comunque la stabilità lavorativa – contratti a tempo indeterminato o attività autonome effettive – che riguarda il 42% dei neolaureati triennali (era il 39% l’anno scorso) e il 37% dei magistrali (era il 34%), sui quali si sente ancora poco l’effetto del Jobs act con i contratti a tutele crescenti che di fatto sono stati attivati nel corso del 2015.
Fin qui i «timidi» segnali positivi registrati da Alamalurea che mette il dito però anche sulle ferite aperte del nostro sistema di formazione terziaria. A partire dalla grande fuga dall’università: dal 2003 al 2015 abbiamo perso per strada quasi 70mila matricole (-20%). Per l’Italia questo crollo aumenta ancora di più il ritardo rispetto all’Europa, come ha certificato ieri anche Eurostat che ci mette all’ultimo posto per numero di laureati: tra i 30 e i 34 anni i dottori italiani sono il 25,3% contro una media Ue del 38,7 per cento. E al Sud l’emorragia di matricole è addirittura del 30% mentre al Nord è solo del 3 per cento. Ma i divari non finiscono qui. Chi si laurea al Nord trova lavoro prima (dopo un anno il 74% contro il 53% del Sud) e guadagna come primo stipendio oltre 200 euro in più. Come biasimare dunque quel 20% di studenti meridionali chedecide di fare la valigia per studiare in un ateneo del Nord? Tra i tantissimi dati diffusi da Almalaurea si segnala la ancora bassa diffusione di stage, tirocini ed esperienze Erasmus tra gli studenti. Ma anche il fatto positivo che i laureati italiani hanno anticipato di oltre mezzo anno l’età media in cui conseguono la laurea: 26,2 anni (eradi 26,9 nel 2010).
Marzio Bartoloni – Il Sole 24 Ore – 28 aprile 2016