Nel dipartimento dei Vosges è emergenza lupi: l’anno scorso ci furono 12 attacchi ai greggi con 46 vittime. In questo, sono già stati 48 con 165 ovini uccisi. E i pastori stanno correndo ai ripari. L’invenzione di uno svizzero: un cardiofrequenzimetro monitora il battito dell’animale e lancia Sos in caso di attacco
Attenti al lupo. Solo che stavolta non c’è bisogno di urlarlo. Provvede direttamente la pecora minacciata: via sms sul telefonino del pastore. Incredibile ma vero. Beh, anzi beee, anche questo è progresso.
Come progresso sono certamente state tutte le campagne per salvare i lupi dall’estinzione. Proteggi oggi, proteggi domani, il lupo ha fatto il suo grande ritorno sulle montagne francesi. Attualmente, ce ne dovrebbero essere circa duecento, concentrati soprattutto nel sud-est e specie nella catena montuosa dei Vosgi, grosso modo nell’angolo di Francia fra la Svizzera e la Germania. E il lupo, naturalmente, fa il suo mestiere: mangiarsi la pecora. I numeri sono lì. Nel dipartimento dei Vosges, l’anno scorso ci furono 12 attacchi ai greggi con 46 vittime. In questo, sono già stati 48 con 165 ovini uccisi. Dunque il problema diventa vagamente biblico: chi protegge dai protetti? Tutte le soluzioni escogitate finora si sono rivelate fallimentari. Lo Stato ha sovvenzionato gli allevatori perché acquistassero una razza particolare di cani da pastore, che però ha l’inconveniente di attaccare, oltre ai lupi, anche chi passeggia in montagna, quindi salva le pecore ma deprime il turismo. Poi si è pensato di installare dei recinti elettrificati, ma in quota è difficile e costoso. Infine, il Dipartimento dei Vosgi ha installato cinque macchine che diffondono musiche e flash luminosi che dovrebbero spaventare i lupi, che però hanno mangiato la foglia e continuano a mangiare le pecore.
Finalmente, un inventore, manco a dirlo svizzero (dopo l’orologio a cucù, un altro contributo al progresso mondiale) ha messo a punto il collare antilupo. Da vedere, sembra un banale collare da pecora, concesso e non dato che le pecore siano solite portarne. In realtà, contiene un sofisticato «cardiofrequenzometro» che monitora il ritmo cardiaco dell’animale.
Il sistema difensivo dovrebbe quindi funzionare così. Quando il lupo si avvicina, la pecora si agita e la sua frequenza cardiaca inizia a salire. Allora si attiva il collare, che prima fa schizzare tutt’intorno una sostanza lupo-repellente e poi fa partire un sms in direzione del telefonino del pastore. Il quale deve essere molto veloce, precipitarsi sul luogo del delitto e sventarlo.
Detta così, sembra una follia. Pare invece che funzioni. O almeno gli svizzeri ci stanno lavorando. Jean-Marc Landry, biologo ed etologo che sta collaborando al progetto, spiega al «Parisien» che «questi collari si adatterebbero molto bene alla pastorizia dei Vosgi, composta di molti piccoli greggi in luoghi chiusi che non possono essere tutti sorvegliati dal cane pastore». Adesso si tratta di trovare un finanziatore e poi di commercializzare i collari antilupo.
Resta naturalmente da chiedersi se valesse la pena di battersi per la salvezza del lupo per poi impedirgli di mangiare le pecore, come fa da che mondo è mondo e da che lupo è lupo. A meno che, dopo la pecora che manda sms, non si inventi anche il lupo vegetariano.
La Stampa – 11 settembre 2012