Approvata in Consiglio regionale la riforma, come cambia la sanità veneta? Adesso è scritto quasi tutto nero su bianco. Mancano ancora alcuni passaggi, ma l’impianto c’è. E vale sia per l’Azienda Zero (vedi articolo a lato) sia per la nuova organizzazione delle Ulss, già ridotte numericamente. Ma non è questa la rivoluzione. Si tratta di modificare dall’interno la macchina organizzativa sanitaria. E l’impresa è titanica. L’assessore alla sanità, Luca Coletto, conferma: «Stiamo procedendo con due iter amministrativi distinti. Puntiamo a entrare nella fase operativa per settembre». Sempre che i provvedimenti non si impantanino in Commissione Sanità del Consiglio. Qui la settimana prossima si aprirà la lunga fase dell’ascolto del territorio. Il Pd è sul piede di guerra: ha inviato un ordine del giorno ai sindaci da far approvare nei loro Consigli «per porre rimedio alle scelte del governatore che penalizzano i servizi del territorio».
AZIENDE SANITARIE La legge regionale 19 ha ridotto le aziende sanitarie: sono 9. Verranno ora svuotate da tutte le funzioni amministrative, burocratiche e legali (convergeranno in Azienda Zero) per concentrarsi sull’aspetto sanitario. Ciascuna Ulss, quindi, dovrà adottare il proprio atto aziendale, cioè le norme di funzionamento e di organizzazione, uguali per tutte. Ora la norma è approdata in Commissione sanità del Consiglio per il parere. Allora, come sono state ripensate? A capo di ogni Ulss c’è il direttore generale, affiancato da un direttore sanitario, uno dei servizi socio-sanitari e uno delle professioni sanitarie. La scala poi continua con la novità. Al direttore sanitario e a quello sociale faranno riferimento tre aree specifiche che avranno un dirigente responsabile di riferimento. Uno: funzione ospedaliera. E qui Coletto rassicura: «Tutte le apicalità ospedaliere del 2013 resteranno uguali: vale a dire 754. I tagli ci sono perché abbiamo ridotto le Ulss». Due: dipartimento prevenzione (Veterinaria, Spisal, Medicina legale. Igiene e salute pubblica. Igiene degli alimenti e Unità semplici come screening, ambiente e epidemiologia). Tre: funzione territoriale. «La novità – spiegano – sta nell’innesto di dirigenti nelle professioni sanitarie operativa in ogni Ulss. Per ciascuna di queste si prevede un’unità semplice in ogni distretto, dipartimento prevenzione, territorio e funzione ospedaliera. Vuoi dire che in ogni Uiss ci saranno 4 dirigenti semplici per l’area di ostetricia, per le sale operatorie, per il pronto soccorso e per la riabilitazione».
DISTRETTI Succede allora che un’azienda sanitaria, abbia due o più distretti (cioè le vecchie Ulss). Questi restano in tutto il Veneto 26. Per esempio, l’Ulss 8 Berica ha il distretto di Vicenza e di Arzignano. A capo di ciascun distretto sarà confermata un’apicalità. Le funzioni? Avranno più Uo, Unità operative: Cure primarie; famiglia e consultori; Cure palliative; Attività specialistica e Disabilità e non autosufficienza. Ciascuna Uo sarà retta da un dirigente. Tradotto: Vicenza e Arzignano avranno le stesse funzioni, ma la figura apicale per ciascuna di queste si troverà solo in uno dei due distretti: nell’altra ci sarà un dirigente semplice. Nel caso di Ulss dove ci siano più di tre distretti, tutte avranno un dirigente semplice e faranno riferimento ad un’unica figura apicale. Proprio su questo si teme il peggio. Da palazzo Balbi assicurano: «Nessuno perderà il posto L’organizzazione è stata tarata sull’esistente in ospedale. Si investe semmai sulle professioni sanitarie. Cambia poi la filiera di comando che diventa più corta».
CRITICHE. Claudio Sinigaglia (Pd) non nasconde le sue preoccupazioni: «Lanciamo un appello ai sindaci chiedendo loro di muoversi per modificare le scelte della Giunta Zaia. Non va bene la nuova struttura dei distretti perché si penalizza l’integrazione socio-sanitaria con possibili ricadute sulla funzionalità dei servizi territoriali. Tutti i distretti meritano un’apicalità: solo così si evitano che ci siano dei distretti di serie A e quelli di B. Non comprendiamo poi la drastica scelta della Giunta di ridurre le apicalità nel territorio passando dalle 476 del 2013 alle 276 previste nella attuale proposta. Come Pd chiediamo poi una migliore definizione dei ruoli dei Comitati dei sindaci, del rapporto con la Conferenza dei sindaci e con l’esecutivo». ·
Il Giornale di Vicenza – 19 maggio 2017