La riconferma alla guida dell’azienda sanitaria del manager per il prossimo triennio accolta con preoccupazione per la politica del contenimento dei costi. Il direttore generale ha inaugurato il suo nuovo mandato con una delibera che esternalizza la lettura dei «pap-test» a un laboratorio privato
Che quella dell’Ulss 22 sia una direzione finita spesso sotto accusa da parte di operatori, medici e «utenti» è risaputo. Che quello del taglio dei costi sia l’imprimatur della gestione Dall’Ora, anche questo si sa. Che da qui, negli anni, siano derivati disagi e disservizi soprattutto per le fasce più deboli della popolazione – portatori di handicap e anziani ad esempio – è stato continuamente denunciato sui giornali da parte dei diretti «tartassati»: cooperative, Ceod, operatori socio-sanitari, assistenti di sostegno, sindacati, malati. Di fronte alle recriminazioni dei lavoratori e degli assistiti, la risposta dell’amministrazione di Bussolengo – quando è arrivata – è stata inizialmente quella di «scelte obbligate» imposte dalle ristrettezze del bilancio sostituita nel tempo, man mano che le proteste crescevano, dal «silenzio stampa». Ora che il presidente della Regione Luca Zaia ha riconfermato alla guida dell’Ulss 22 il direttore Alessandro Dall’Ora, la base sente forte la preoccupazione per le tensioni che ci sono state, negli ultimi 4 anni, con il vertice. Dagli infermieri ai medici arrivando stavolta fino ai primari, il disagio è comune a tutto il personale e va ad aggiungersi all’angoscia della gente a cui via via sono stati ridotti i servizi e la qualità dell’assistenza: «subiamo continui tagli e il diritto alla cura per persone come noi», è il lamento del papà di un disabile al 100% seguito a Caprino, «è scientificamente calpestato, noi siamo solo dei costi e come tali andiamo ridotti, contenuti, se possibile azzerati: membri inutili dell’Ulss che producono solo spese». Il timore dello «staff» della 22 è quello di dover lavorare per i prossimi tre anni a compartimenti stagni con un muro che divide chi sta di qua e chi di là della barricata: tradotto, chi è in corsia a fare la sanità tutti i giorni e chi sta negli uffici a dirigerla. «E così si fatica a farla bene, la sanità», è il commento amaro di chi lavora in prima linea all’Orlandi (chiede l’anonimato per timori di ritorsioni, ndr), «non si può andare avanti senza il confronto con la dirigenza che è quella che deve approvare progetti e far crescere i reparti, non si può portare avanti un dipartimento senza un dialogo costruttivo con chi deve firmare le carte e, il più delle volte, non le firma». L’ultimo «casus belli» è quello della scelta di esternalizzare lo screening dei pap test. La direzione generale ha deciso di appaltare all’esterno ad un privato la lettura degli esami. Il problema degli arretrati da refertare era stato oggetto ancora in primavera di una delibera di Dall’Ora che incaricava una commissione ad hoc di «studiare» possibili soluzioni per far funzionare – perchè non funzionava più per carenza di personale – il servizio arrivato ad avere oltre 3mila vetrini fermi con altrettante donne in attesa di risposta (e potenziali patologie da prendere tempestivamente in carico). Una anomalia, no?, dicono i sindacati: «su chiamata attiva l’ospedale invita le donne in età a rischio a sottoporsi all’esame preventivo e poi la stessa Ulss non è in grado di portare a termine l’impegno preso. Perchè», si chiedono, «bisogna ricorrere all’esterno dell’ospedale per fare una cosa che da sempre è stata gestita all’interno? E perchè, poi, è un laboratorio privato e non eventualmente un altro soggetto pubblico a farsi carico del servizio?». La delibera incriminata è la numero 5 del 15 gennaio in cui il dg Dall’Ora assegna extra moenia la lettura di campioni citologici. Dice: «Considerata l’urgenza di provvedere alla lettura anche al fine di non compromettere il materiale stesso (…) facente parte del programma screening giacente presso il nostro servizio di istologia ed anatomia patologica; essendo lo screening parte dei Lea (livelli essenziali di assistenza che per legge devono essere garantiti) ed essendoci la necessità di fornire alle donne che hanno eseguito il pap test il referto diagnostico per tranquillizzare quelle che risultassero esenti da patologia mentre per coloro che risultassero affette da carcinoma iniziare con sollecitudine l’attività diagnostico-terapeutica, si incarica il laboratorio Scanagatta di Verona del servizio di lettura diagnostica di 3300 pap test per un totale di 26,400 euro». La delibera in questione ha innervosito più di qualcuno all’Orlandi. E qui si apre il «capitolo» primari. Il maldipancia verso la direzione serpeggia anche tra i direttori di unità. Dopo un atteggiamento nei precedenti anni votato alla composizione dei dissidi nell’interesse della sanità pubblica, pur capendo la necessità dei conti da far quadrare e della spending review da rispettare, hanno bisogno – dicono – di avere un interlocutore collaborativo per discutere progetti, interventi, crescita, soluzioni, servizi, sempre e solo nell’interesse dell’utente, primo e unico referente di un medico. Hanno bisogno di far crescere la sanità dell’Ulss 22 non di «tagliarla». Hanno bisogno, in sintesi, di avere gli «strumenti» per poter lavorare. E contano, per il triennio della seconda direzione Dall’Ora, di poter aprire un confronto con chi amministra l’azienda in grado di far risaltare il lavoro che tutti i giorni viene svolto avendo come unico «obiettivo» il paziente, non i «conti» o la politica.
Camilla Ferro – L’Arena – 17 gennaio 2013