In un contesto economico sempre difficile, i Ventotto hanno avuto tra giovedì e venerdì un dibattito sulle lineeguida della prossima Commissione europea. Forte della vittoria del Partito democratico alle ultime europee e del suo appoggio alla nomina dell’ex premier lussemburghese JeanClaude Juncker all’esecutivo comunitario, il governo Renzi ha tentato di strappare maggiore flessibilità nell’applicazione del Patto di Stabilità. Il risultato appare tutto da costruire, inferiore alle attese.
Ciò detto, ancora una volta la trattativa diplomatica ha consentito ai Ventotto di dichiararsi tutti felici dell’esito di un acceso negoziato su un nuovo equilibrio nell’uso del discusso trattato. I governi si sono trovati d’accordo per utilizzare nel modo «migliore» la flessibilità contenuta nel Patto. Per l’Italia, si tratta di un riorientamento delle politiche economiche europee verso il rilancio dell’economia. Per la Germania, invece, è solo la conferma di una pratica già esistente.
Nel documento sulle nuove linee-guida strategiche della Commissione europea, si legge che è necessario «fare il migliore uso della flessibilità già prevista dalle regole esistenti» del trattato. Aggiungono le Conclusioni del vertice: «Alle riforme strutturali che rilanciano la crescita e migliorano la sostenibilità dei conti pubblici deve essere data particolare attenzione, anche attraverso una valutazione più integrata delle misure fiscali e delle riforme strutturali».
Sull’obiettivo di rilanciare l’economia, nelle linee strategiche si legge che è necessario «utilizzare pienamente i fondi strutturali europei», «facilitare gli investimenti di lungo termine», «sviluppare strumenti finanziari – tra cui quelli della Banca europea degli investimenti – in particolare per progetti di lungo periodo», «stabilire il giusto quadro regolamentare per gli investimenti di lungo periodo». Su questo fronte, molti osservatori hanno notato la mancanza di iniziative nuove.
I governi a guida socialdemocratica vogliono riorientare le politiche europee verso il rilancio dell’economia e la nascita di nuovi posti di lavoro. La richiesta di maggiore flessibilità nell’applicazione del Patto è però controversa. Parlando alla stampa, il premier Matteo Renzi ha spiegato: «Ritengo il fatto che ci sia un documento una cosa molto molto buona dal punto di vista del metodo e molto molto molto buona dal punto di vista della sostanza perché, per la prima volta, il focus è sulla crescita».
Di altro avviso il cancelliere tedesco Angela Merkel che ha sottolineato come il Patto sia già flessibile e che le dichiarazioni pubblicate ieri non fanno che formalizzare decisioni già prese in passato. La signora Merkel ha ricordato che la Commissione ha già dato più tempo ai Paesi in difficoltà per ridurre il deficit e può consentire lo scorporo della quota nazionale negli investimenti cofinanziati dall’Europa dal calcolo del disavanzo. «Il vero problema dell’Italia è il debito del 130% del Pil», ha aggiunto freddamente.
Interpellato dalla stampa, il cancelliere – insieme ad altri leader europei – ha precisato che i Ventotto sono d’accordo per il migliore uso della flessibilità, non per maggiore flessibilità. Ha notato il margine di discrezionalità della Commissione europea nel valutare l’andamento dei conti pubblici, che va preservato. La diplomazia italiana è consapevole della flessibilità con cui si sta applicando il Patto, ma teme che ci possa essere a breve una procedura per debito eccessivo contro l’Italia.
In questa circostanza, il governo sa che potrà appellarsi ai fattori rilevanti per chiedere nuovi margini di manovra, ma vuole evitare di dover agire ex post. L’Italia avrebbe quindi voluto strappare un atteggiamento più flessibile da parte delle autorità europee a monte. Per ora, non c’è riuscita. Di positivo, c’è che le partite in Europa non si vincono in un giorno. Entro fine anno la Commissione dovrà rivedere le più recenti modifiche al Patto. Sarà l’occasione per il governo italiano di ricordare le sue ragioni.
Sole 24 Ore – 28 giugno 2014