La sentenza definitiva della Corte di Giustizia Ue sulle inadempienze dell’Italia nella gestione delle vecchie multe latte ancora non c’è, ma le conclusioni dell’Avvocato generale, che bocciano il nostro Paese, potrebbero «pesare» molto sul verdetto finale. Secondo le tesi dell’Avvocato generale, il belga Melchior Wathelet, il ricorso dell’Italia contro la richiesta della Commissione di recuperare integralmente gli aiuti è da rigettare. Dunque le somme vanno pagate integralmente. Sotto accusa le rateizzazioni che l’Italia aveva modificato, con l’allungamento delle scadenze (dal 31 dicembre 2010 al 30 giugno 2011). In sede di dibattimento nel primo grado l’avvocato generale aveva già sostenuto la tesi che le proroghe concesse agli allevatori, rispetto al primo piano di rateizzazione autorizzato dalla Commissione Ue, hanno di fatto trasformato in «non autorizzato» un aiuto che aveva ottenuto il placet Ue. La difesa dello Stato italiano aveva, nella prima sentenza, ottenuto ragione, ritenendo che la proroga non attivasse un nuovo aiuto.
L’Italia invece, secondo le conclusioni pubblicate ieri, avrebbe dovuto chiedere al Consiglio di adottare una nuova decisione, mentre ha scelto di modificare unilateralmente le condizioni.
La vicenda è storica: il mancato pagamento delle multe latte da parte di una pattuglia minoritaria di allevatori, ma con debiti pesanti. Secondo uno studio della Coldiretti, infatti, la maggioranza dei produttori si è messa in regola investendo nell’acquisto e affitto di quote oltre 2,4 miliardi. Una storia che affonda le radici nel lontano 1984, con il debutto dei quote (il regime è andato in pensione nel 2015). I conti presentati dalla Commissione Ue riguardano lo splafonamento produttivo degli anni compresi tra il 1995 e il 2009 con sanzioni valutate dalla Ue in oltre 1,4 miliardi. Lo scoperto degli allevatori risulta di 4,4 miliardi di cui 1,4 miliardi ( relativi alle campagne precedenti al 1996) già anticipati dalla Tesoreria.
A bacchettare il governo era stata anche la Corte dei conti italiana che, in uno dei suoi ultimi documenti, aveva profilato l’ipotesi di danno erariale poiché lo Stato italiano si era sostituito agli allevatori splafonatori nel pagamento delle multe, trasferendo così il costo delle sanzioni sulla fiscalità generale.
L’ultima chiamata dalla Ue è arrivata quattro anni fa con la perentoria richiesta di recuperare la somma dagli allevatori ancora non in regola nonostante le agevolazioni concesse con due successive rateizzazioni. Ma il punto contestato è proprio la modifica delle modalità di recupero che, una volta concordate con Bruxelles, sono state rese molto più favorevoli ai produttori trasformandole così in aiuti di Stato.
Una patata bollente che piomba sul tavolo del ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, in una fase in cui si stava schiarendo l’orizzonte per il settore lattiero caseario. Con un pacchetto di aiuti a regime, i prezzi del latte in recupero e l’etichetta con l’indicazione d’origine della materia prima che, dopo lapprovazione della Ue, attende solo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
Annamaria Capparelli – Il Sole 24 Ore – 19 gennaio 2017