Il rapporto sul debito pubblico italiano, ai sensi dell’articolo 126/3 dei Trattati, giunge dopo che gli ultimi dati Eurostat hanno mostrato un nuovo aumento del debito italiano tra il 2017 e il 2018, dal 131,4 al 132,2% del prodotto interno lordo (si veda Il Sole 24 Ore del 23 aprile). Come detto, la relazione è propedeutica a una eventuale apertura di una procedura per debito eccessivo, che deve essere decisa dal Consiglio. Una prima discussione tecnica tra i paesi membri potrebbe avvenire il 1° luglio.
In una lettera inviata venerdì alla Commissione europea, il ministero dell’Economia ha spiegato quali fattori ai suoi occhi abbiano influito sull’aumento del debito. L’analisi italiana si basa principalmente sulla cattiva evoluzione della congiuntura. Secondo le informazioni raccolte qui a Bruxelles, nella sua valutazione l’esecutivo comunitario metterà l’accento anche su altri elementi, in particolare le scelte di politica economica dello stesso governo Conte.
Tra le altre cose, Bruxelles sottolineerà come la riforma pensionistica, che permette il pensionamento anticipato, comporterà incrementi di spesa nel 2019 dello 0,3% del prodotto interno lordo, tali da aumentare ulteriormente un costo pensionistico che è valutato dall’Ocse al 15% del prodotto interno lordo potenziale. Il rischio, secondo le autorità comunitarie, è di mettere ulteriormente in dubbio la sostenibilità a lungo termine del debito italiano.
Dubbi, la Commissione esprimerà anche per quanto riguarda la capacità del governo Conte di introdurre le previste operazioni di privatizzazione. Nel 2018, il governo italiano puntava su ricavi pari allo 0,3% del Pil, mentre il risultato finale è stato vicino allo zero. Per questo motivo, Bruxelles è cauta sugli obiettivi per il 2019. Il ministero dell’Economia punta su ricavi dell’1,0% del Pil, mentre l’esecutivo comunitario si aspetta entrate per appena lo 0,1% del Pil.
Peraltro, l’Italia ha fatto poco per riformare l’economia, condizione per rilanciare la crescita e ridurre il debito. Come tale, agli occhi di Bruxelles, il rallentamento economico registrato nel 2018 spiega solo in parte l’aumento del debito pubblico. Nel 2004-2018, la crescita italiana è stata pari allo 0,1% annuo, rispetto a una crescita media nel resto della zona euro dell’1,5%. Non sorprende il forte divario tra gli impegni di riduzione del debito e gli obiettivi raggiunti o da raggiungere (stimato al 9% del Pil nel 2019).
Al di là delle scelte comunitarie su una eventuale procedura per debito eccessivo, il rapporto di oggi sarà oggetto di analisi a Roma e nelle capitali degli altri paesi membri proprio mentre i 19 governi della zona euro stanno negoziando i contorni di un nuovo bilancio dell’unione monetaria. Le trattative sono difficili. I nodi non mancano, e la stessa situazione italiana rafforza la mano di chi già guarda con cautela a uno strumento che alcuni vorrebero usare per stabilizzare le economie in crisi.