Carne, pesce, latte e latticini, frutta e verdura: è un blocco totale alle importazioni di prodotti alimentari quello deciso dal governo russo, come risposta alla sanzioni occidentali per la situazione in Ucraina. Colpiti tutti i prodotti in arrivo da Stati Uniti, Unione Europea, Australia, Canada e Norvegia. Misurano che arrivano mentre continuano gli scontri: oggi un ospedale del centro di Donetsk è stato colpito da un proiettile di artiglieria e almeno una persona è morta. Imponiamo “un embargo totale” della gran parte dei prodotti alimentari provenienti dai Paesi Ue e dagli Stati Uniti, in risposta alle sanzioni occidentali contro Mosca, ha annunciato il premier Dimitry Medvedev. Il divieto, a partire da oggi, durerà un anno, ha aggiunto il premier.
Mettendo in pratica il decreto firmato da Vladimir Putin mercoledì, il premier russo Dmitrij Medvedev ha annunciato giovedì mattina la lista dei prodotti agroalimentari che per un anno saranno bloccati alle frontiere della Russia, «nell’interesse nazionale della Federazione», aveva scritto il presidente. È la risposta del Cremlino ai Paesi che hanno deciso sanzioni economiche “antirusse”.
Escludendo vini e bevande, l’ordinanza di Medvedev parla di “bando totale” sull’ingresso di carni bovine e suine, pollame, pesce, formaggi e latticini, frutta e verdura. E cita Australia, Canada, Unione Europea, Stati Uniti e Norvegia: i più importanti, ma non tutti i Paesi che hanno introdotto sanzioni. La Svizzera, per esempio, non lo ha deciso direttamente ma ha fatto propria la lista di persone e entità prese di mira dalla Ue, per non fornire possibilità di “aggiramento” sul proprio territorio.
Formalizzando una serie di divieti all’import agroalimentare già applicati nei giorni scorsi – senza metterli in collegamento con le sanzioni ma adducendo preoccupazioni relative agli standard sanitari – Medvedev ha specificato che la Russia è pronta a rivedere l’embargo se i partner mostreranno “un atteggiamento costruttivo”. E mentre i consumatori russi si chiedono se la produzione locale sarà in grado di compensare il Camembert francese o i polli americani, Banca centrale russa e ministero dell’Economia guardano preoccupati al rischio di un aumento dei prezzi al consumo, che già in giugno registravano un’inflazione al 7,5%. Una possibilità è stringere nuovi accordi di scambio con Paesi estranei al confronto Russia-Occidente, come la Turchia o il Brasile. Per l’Unione Europea, il mercato agroalimentare russo copre il 9,9% del totale delle esportazioni nella federazione. Nel 2013 l’export in questo settore ha raggiunto un valore di 11,8 miliardi di euro.
Ora il prossimo terreno di scontro potrebbero essere i cieli: la Russia ha minacciato di chiudere alla Ue la possibilità di sorvolo della Siberia. Per il momento, vietati tutti i voli di transito alle compagnie aeree ucraine.
Coldiretti, export alimentare Made in Italy in Russia vale 700 milioni
Le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani in Russia nonostante le tensioni sono aumentate ancora dell’1% nel primo quadrimestre del 2014, dopo che lo scorso anno avevano raggiunto la cifra record di 706 milioni di euro messi ora a rischio dall’annuncio di sanzioni. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti della decisione della Russia di limitare o bloccare con decreto anche per un anno le importazioni agricole dai Paesi che hanno adottato sanzioni contro Mosca in risposta al conflitto in Ucraina.
Il governo russo in un prossimo futuro stilerà una lista con i prodotti ed i Paesi oggetto delle sanzioni. Oltre il 16% del valore delle esportazioni agroalimentari italiane è rappresentato da vini e spumanti che – sottolinea la Coldiretti – dovrebbero però essere al riparo dalla scure di Vladimir Putin dopo che nel 2011 la società Gancia, casa storica per la produzione di spumante, è divenuta di proprietà per il 70% dell’oligarca Rustam Tariko, proprietario della banca e della vodka Russki Standard.
A rischio però – continua la Coldiretti – ci sono spedizioni di ortofrutta per un importo di 72 milioni di euro nel 2013, di pasta per 50 milioni di euro, ma in aumento del 20% nel primo quadrimestre del 2014 e carni per 61 milioni di euro. La decisione russa è destinata ad alzare il livello dello scontro commerciale tra Russia ed Unione europea che aveva avuto una anticipazione nella cosiddetta “guerra dei prosciutti” con la Russia che – ricorda la Coldiretti – ha già chiuso le frontiere a tutto l’export europeo di maiali, carni di maiale e trasformati in violazione delle regole sugli scambi alla Wto di cui è membro dal 2012 prendendo a pretesto la scoperta a fine gennaio, di casi di peste suina africana in alcuni cinghiali in Lituania e Polonia, in zone di frontiera con la Bielorussia. Una decisione che ha portato lo scorso aprile 2014 – sostiene la Coldiretti – alla positiva decisione dell’Unione europea di rivolgersi all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), dopo che le discussioni bilaterali Bruxelles-Mosca non hanno dato risultati.
Per l’Italia oltre al danno diretto dovuto alle mancate esportazioni si sta verificando un danno indiretto perché i maiali tedeschi, che normalmente vengono spediti in Russia, ora arrivano in Italia con danni per gli allevatori, ma anche per i consumatori perché carne e derivati del maiale vengono spesso spacciati come Made in Italy perché – conclude la Coldiretti – non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta.
Repubblica, Sole 24 Ore e Finanzaonline – 7 agosto 2014