«Sono troppi i codici bianchi in Pronto soccorso, da anni la programmazione regionale punta a diminuirli, ma il dato rimane sempre quello». Così la Cgil Fp di Venezia alla luce dei dati 2017 dei cinque ospedali della Usl 3, riportati ieri dalla Nuova Venezia. E il sindacato punta il dito sull’uso inappropriato di questi servizi ospedalieri che riguarda oltre il 40 per cento dei casi. «Ciò comporta un impegno importante di risorse pubbliche che potrebbero essere utilizzate, ad esempio, per ridurre le liste d’attesa o assumere personale», scrive la Cgil Fp veneziana. «Cosa sta facendo la Regione in tutto questo? Il 2 marzo 2015 ha firmato un accordo con i medici di medicina generale per avviare le medicine di gruppo integrate con annesso il servizio di continuità assistenziale, 7 giorni su 7 per 24 ore. Per sviluppare questo ha previsto 25 milioni di investimento per quattro anni. Dove sono queste risorse? Come sono utilizzate? Le aziende sanitarie le stanno impegnando? Si continuano a firmare accordi, a prevedere commissioni di studio paritetiche, a promettere soluzioni ed interventi e a spendere soldi, ma di fatto è tutto fermo. Non va dimenticata inoltre la condizione dei Pronto soccorso, che va risolta non solo imbiancando pareti o adeguando le porte e gli strumenti, ma anche lavorando sulla gestione degli accessi. Invece», conclude il sindacato, «quanto meno a livello locale, si ragiona all’opposto. La direzione della Usl 3 comunica i dati di accesso al Pronto soccorso come un successo e presenta il progetto di ristrutturazione. Lavori sicuramente necessari ma che, considerata la giovane età dell’Ospedale dell’Angelo, sarebbe stato opportuno prevenirli a suo tempo magari utilizzando i soldi del carissimo progetto di finanza anziché ora con quelli dei cittadini». (s.b.)
LA NUOVA VENEZIA – Lunedì, 05 marzo 2018