Corriere del Veneto. «Siamo nel pieno del picco di contagi e ricoveri, solo a fine settimana capiremo se la curva comincerà a scendere» afferma Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl 2. Sono 399 i trevigiani ricoverati nei sette ospedali con reparti Covid, a cui si aggiungono altre 33 persone che devono ricorrere alla respirazione assistita in terapia intensiva; 33 pazienti sono invece seguiti negli ospedali di comunità di Treviso e Vittorio Veneto. Il totale dei posti letto occupati è 465. «I ricoveri sono in leggera flessione, poco per parlare di un calo, siamo ancora al semaforo rosso – sottolinea Benazzi -. Per il momento riusciamo ancora a garantire i ricoveri senza posti aggiuntivi ma quattro strutture sono preallertate o già pronte a partire. A Treviso e a Oderzo siamo pronti con altri 40 posti letto, a Vittorio Veneto possiamo aumentare di altri 40 e a inizio dicembre, quando si laureerà un’altra classe di infermieri, potremo partire. E da giovedì aprirà il Centro Servizi Guicciardini di Valdobbiadene. Il servizio sarà garantito da infermieri in pensione, operatori delle cooperative e i medici delle Usca, con il sostegno dei nostri geriatri. Sarà sostanzialmente la nostra casa di riposo per persone positive asintomatiche che non possono rientrare a casa o soggetti pauci sintomatici, non critici». Il piano è pronto.
Un elemento da considerare con attenzione è quello dei dipendenti. Il personale degli ospedali è stremato, i colleghi a casa contagiati o in isolamento sono tanti (sono saliti a 140 fra infermieri, oss e tre medici), i turni sono lunghi e faticosi. Così l’Usl 2 ripristina il servizio di sostegno psicologico. «Dalla prossima metteremo a disposizione otto psicologi perché possano usufruirne singolarmente o in gruppo. Lo dobbiamo ai nostri operatori che stanno lavorando in condizioni molto difficili e stanno dando il massimo. Sono mamme, papà, figli. Sono bravissimi, stanno tenendo botta in modo incredibile, cerchiamo di essere ancor più al loro fianco». A inizio epidemia era stato fondamentale dare questo supporto psicologico: il Covid era arrivato come una bomba, rapidissimo e letale, distruggendo ogni ordine e ogni programma, rivoluzionando vite e lavoro di tutti. La seconda ondata, anche se i cittadini a volte non se ne rendono conto, ha la stessa portata, provoca lo stesso stress.
Nella giornata di ieri sono stati registrati altri 13 decessi, per la gran parte provenienti da case di riposo o di pazienti molto anziani e con altre patologie. Con 765 nuovi contagi appare evidente che l’onda è ancora altissima. Con l’apertura del nuovo punto di tamponi a Castelfranco ieri la Marca, solo ai Covid-point, è arrivata a 5.700 test. Significa sempre più positivi da tracciare. Dieci giorni fa ci volevano 5 giorni per arrivare a tutti i contatti del contagiato. «Stiamo recuperando molto bene i ritardi nel contact tracing – chiude Benazzi -. Abbiamo un altro giorno da recuperare ma col potenziamento del personale ce la faremo a breve». E c’è un fronte su cui Benazzi vuole fare chiarezza. La Cardiochirurgia di Treviso è stata tirata in ballo dall’Oras di Motta di Livenza, la clinica di riabilitazione che ora sta gestendo un focolaio di Covid con 18 pazienti positivi e 7 membri del personale. Il «paziente zero», dicono all’Oras, è stato individuato in un uomo che era stato operato al Ca’ Foncello. «Ma è stato ammesso a Motta dopo un doppio tampone negativo, il contagio è avvenuto in un altro modo».