Silvia Madiotto, Corriere del Veneto. Da mesi la Marca non si confrontava con una scia di lutti così pesante: otto decessi in un solo giorno. È un dolore enorme e un numero che non si vedeva da prima dell’estate, da quando i contagi erano andati via via diminuendo, uscendo dai reparti e dalle case di riposo. Invece, appena il Covid-19 ha fatto di nuovo capolino nelle rsa, il registro delle vittime è tornato a girare. Quattro vittime erano ricoverate nei reparti ospedalieri: un uomo e una donna che erano seguiti dai medici di Vittorio Veneto, entrambi avevano oltre 80 anni e avevano altre patologie; un uomo e una donna si trovavano invece al Ca’ Foncello, avevano circa 82 anni e anche in questo caso presentavano malattie precedenti all’infezione. Gli altri quattro decessi nel bollettino regionale sono avvenuti invece nelle case di riposo, lì dove il virus è rientrato con duecento contagi in poche settimane fra gli ospiti e il personale. I decessi nella Marca sono 388 da inizio epidemia.
È una popolazione fragile ed esposta quella anziana e negli ospedali i ricoveri diventano anche un servizio sociale. C’è stato un boom negli ultimi due giorni, 34 a Montebelluna lunedì e 31 a Vittorio Veneto ieri, e il dg dell’Usl 2 Francesco Benazzi li spiega con una richiesta di sostegno territoriale: «Sono persone positive, paucisintomatiche o asintomatiche che non riusciamo a trasferire in casa di riposo perché la Rsa ha dei casi Covid, o sono anziani che vivono soli e non avrebbero assistenza, oppure vivono in casa ma senza la possibilità di essere separati dal resto dei conviventi. Un paziente anziano ha bisogno di più tempo per la negativizzazione rispetto a un giovane». Così rimangono in ospedale.
Nell’Usl 2 i ricoveri in area non critica sono 176; sono invece 16 le persone in terapia intensiva; il maggior numero di ricoveri è a Vittorio Veneto, dove sono seguite 79 persone; il Ca’ Foncello e San Camillo hanno visto invece segno negativo. «Stiamo spostando i pazienti Covid a Vittorio Veneto, due giorni fa la Regione ci ha chiesto di farlo tornare Covid-hospital – rileva il dg -. Ad oggi possiamo garantire 90 posti letto, dobbiamo arrivare a 200. Sappiamo già dove reperirli. Dimettiamo i ricoveri non Covid trasferendoli a Conegliano, liberiamo le stanze e le sale operatorie che diventeranno terapie intensive. Ora non ci servono ma sono previste dal progetto Creu regionale».
Ieri i nuovi casi di Covid sono stati 550 (ancora il numero più alto del Veneto): sono 12.856 i trevigiani risultati positivi da quando il virus è scoppiato a Treviso, 7.513 sono attualmente seguiti perché contagiati; a questi si aggiungono tutti i contatti stretti, lavorativi e familiari, messi in isolamento perché potenzialmente infetti.
Per la gran parte i nuovi casi sono singoli, prevalentemente persone che si presentano ai Covid-point con sintomi e loro contatti.
Rimane alto l’allarme nelle scuole: a oggi risultano essere sotto osservazione 219 classi in cui è stato evidenziato almeno un contagio; 70 di queste sono in quarantena (con tutti i ragazzi in isolamento a casa) e 149 in automonitoraggio. Dopo il caso del parroco di Casale sul Sile, con le messe sospese per una positività e tre isolamenti fra i sacerdoti (le condizioni del malato stanno migliorando), tocca anche a Preganziol fare i conti con il Covid: il parroco di Preganziol e Sambughè don Gabriele Bittante è stato contagiato e questo comporta anche la chiusura dell’asilo.
Ieri c’è stato l’esordio del Covid-point per i tamponi drive in a Casier, in zona industriale, dopo che è saltato l’accordo per portarlo a Conscio: sono stati effettuati circa duecento test con l’obiettivo di arrivare a cinquecento e sgravare l’ex Dogana perennemente affollata. Nell’Usl 2 ogni giorno i tamponi sono circa 6.500