Stanno lentamente migliorando le condizioni della bambina di 5 anni colpita da meningite nel Coneglianese: dalla terapia intensiva pediatrica dell’ospedale di Vicenza, dove è ricoverata da domenica, è stata trasferita in pediatria. Nel frattempo, il dipartimento di prevenzione di Pieve di Soligo ha provveduto alla profilassi nei confronti dei contatti della piccola: sono stati sottoposti a terapia antibiotica una sessantina di bambini dell’asilo e una quarantina di persone nella cerchia familiare e fra coloro con i quali aveva i rapporti più stretti, con la massima precauzione da parte del personale sanitario.
«Un caso isolato»
L’Usl 2 Marca Trevigiana avvierà una campagna di informazione e prevenzione: «Proporremo già entro questa settimana la vaccinazione per i contatti più prossimi, anche alla luce di questo episodio conviene una copertura nel tempo – ha commentato il direttore generale Francesco Benazzi -. La vaccinazione del ceppo B è caldamente consigliata ma non obbligatoria, non rientra fra le dieci rese obbligatorie dal ministero». E precisa: «Non creiamo allarmismi, questo è un caso isolato, il fenomeno è monitorato e sarà nostra cura fare una campagna di comunicazione alle persone».
La diagnosi
I genitori avevano portato la bimba al pronto soccorso nella notte fra sabato e domenica con febbre alta, cefalea e vomito: la diagnosi dei medici era stata rapidissima, infezione da meningococco di tipo B. Per questo motivo era stata trasferita in elicottero a Vicenza. «Per fortuna il ceppo B è meno aggressivo del ceppo C, speriamo che il recupero sia veloce – continua Benazzi -. Siamo vicini alla famiglia, i nostri professionisti faranno di tutto perché possa recuperare».
La presa in carico dell’Usl 2 è stata immediata: fra i bambini dell’asilo quasi nessuno era vaccinato perché l’offerta gratuita di questo vaccino è iniziata nel 2015, e viene somministrato nel primo anno di vita con un richiamo stabilito a 24 mesi.
Il nodo vaccinazioni
Il tema vaccini a Treviso è delicato. Non è un caso se nella Marca ci sono stati i casi più eclatanti degli ultimi mesi: il cardiologo no-vax Gava, l’assistente sanitaria che non vaccinava i bambini Petrillo e il pediatra antivaccinista Chiavelli. «C’è un gruppo di medici nell’area fra Bassano, Asolo, Montebelluna e Castelfranco che porta avanti una riflessione sulle vaccinazioni – chiude Benazzi -. La fortuna, o sfortuna, è di averli concentrati in una zona specifica, dove hanno creato molti proseliti. Ora grazie all’ordine dei medici riusciremo ad arrivare alla fine dell’iter con la sospensione o la radiazione dei medici, ma contemporaneamente potremo attivare azioni di prevenzione ed educazione per le famiglie»
Corriere del Veneto – 10 ottobre 2017