Scatta il nuovo regolamento comunitario sugli orari di lavoro dei medici ospedalieri. Per fronteggiare le conseguenze del provvedimento – che prevede un limite massimo di 12 ore di lavoro giornaliero per i sanitari, 11 ore continuative di riposo nell’arco della giornata, senza più deroghe alle 48 ore lavorative massime settimanali – la Regione e le Usl stanno correndo ai ripari, queste ultime non senza qualche ritardo nella presentazione della propria programmazione interna per garantire clinica e assistenza.
L’azienda sanitaria trevigiana avrebbe chiesto alla Regione il via libera per assumere 14 nuovi medici dirigenti, in aggiunta agli attuali, nonché 22 infermieri e 11 operatori socio sanitari. Un aumento della dotazione organica che è stato conteggiato sulla base della situazione dei reparti ospedalieri di Treviso e Oderzo e calibrato per cercare di risolvere le criticità già esistenti nell’Usl 9.
A soffrire di più per l’entrata in vigore del provvedimento europeo sarebbero infatti i reparti ad alta complessità come il Pronto Soccorso, le Chirurgie e le Medicine, già alle prese con un numero di operatori insufficiente a garantire la presenza pretesa dalla nuova normativa. La Regione Veneto sta rispondendo alle istanze delle Usl del territorio con 100 assunzioni tra medici e infermieri, a livello regionale, e di altri 100 entro l’estate del 2016. Un modo per venire incontro alle aziende sanitarie chiamate a trovare meccanismi legislativi e contrattuali per adeguare l’orario dei propri dipendenti senza sacrificare l’efficienza dei reparti.
«Come organizzazione sindacale valuteremo quello che accadrà reparto per reparto, sia a Treviso, sia a Oderzo, verificando se si riescono a rispettare gli ambiti di legge modificando l’organizzazione» spiega Massimo Fornaini, segretario di Anaao Assomed, l’associazione dei medici dirigenti, dell’Usl 9. Le preoccupazioni maggiori riguardano i reparti di medicina d’urgenza, ortopedia, ematologia e area medica dove gli organici sono già ridotti all’osso e dove potrebbero essere richiesti i sacrifici più pesanti al personale, in attesa delle nuove assunzioni che avverranno comunque in tempi abbastanza lunghi. «La normativa europea che ci vede come ultimo Paese ad adeguarsi è sacrosanta per il benessere psicofisico dei lavoratori ma anche dei pazienti perché punta a prevenire e a ridurre il rischio clinico e quindi gli eventi avversi che possono accadere soprattutto dopo un certo numero di ore di attività lavorativa. Ma il pericolo è che si ingeneri un meccanismo di asfissia dei reparti che conduca a una privatizzazione del servizio sanitario regionale», precisa Adriano Benazzato, segretario Anaao Assomed Veneto. «La compressione del personale sta portando a criticità e situazioni di stress tra i dipendenti che devono trovare una soluzione adeguata» sottolinea Ivan
Bernini segretario della Funzione Pubblica Cgil. Perplessità che, qualche tempo fa, aveva sollevato anche l’Ordine dei medici di Treviso evidenziando che se non ci saranno le assunzioni, l’unica alternativa sarà la riduzione dei servizi.
Valentina Calzavara – La Tribuna di treviso – 26 novembre 2015