di Federico Cipolla. Cinque anni trascorsi, e un certo silenzio che ha fatto pensare a molti che l’emergenza fosse passata. Nemmeno per sogno. Il mercurio continua ad inquinare le falde acquifere di Treviso, Quinto, Casier e Preganziol. La fonte dell’inquinamento non è stata chiusa, e il fiume tossico si sposta nel sottosuolo, ormai lambendo i confini con Mogliano e Casale sul Sile. Il consigliere regionale del Pd Andrea Zanoni dopo aver raccolto e analizzato per due anni i dati del monitoraggio eseguito dall’Arpav su 21 pozzi-spia, ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica.
«In alcuni punti la concentrazione di mercurio è addirittura aumentata», spiega Zanoni, «questo significa che la fonte che sversa il mercurio nella falda non ha smesso di farlo. Altrimenti con l’acqua proveniente dalle Alpi che raggiunge le falde la percentuale di mercurio dovrebbe abbassarsi. È quindi fondamentale trovare il “rubinetto” del mercurio lasciato aperto, per chiuderlo definitivamente».
Zanoni ha presentato alla Procura un corposo dossier con i dati di tutti i 21 pozzi spia. A Casier, in via Marie, il mercurio è ancora sotto il limite di legge (1 microgrammo/litro), ma è in aumento rispetto al 2012; in via Collegio dei Palazzi diminuisce, come in via Santi. A Preganziol scenario decisamente diverso: tutti i pozzi hanno più mercurio rispetto al 2012, l’unico stazionario è quello di via Baratta Vecchia, che però resta di gran lunga sopra il limite di legge, a 3,8 microgrammi al litro.
Particolarmente grave la situazione in via Schiavonia Nuova, il mercurio qui è passato dal 1,2 microgrammi/litro del 2014 ai 2,7 di giugno. «E’ uno dei pozzi che dimostra che la falda scorre verso sud est», prosegue Zanoni, «si sposta ad una velocità di 500 metri all’anno, e quindi l’inquinamento è destinato ad interessare i pozzi che incontrerà dopo Preganziol su quest’asse».
A Quinto solo il pozzo di via Boiago segna una riduzione del mercurio, ma resta tre volte fuori dal limite; stazionario il pozzo di via Giorgione, in aumento quelli di via San Cassiano e via Brondi, che sta per superare il limite di nuovo, dopo che nel 2013 l’aveva sforato per poi rientrarvi. Treviso che è lambita nella zona di Canizzano e San Vitale dall’inquinamento vive una situazione che appare meno grave rispetto ad altri Comuni. L’acqua in via Boiago è dentro i limiti, come in via Selvatino e via Sant’Angelo. Il mercurio è diminuito anche in via Canizzano, ma resta due volte oltre il limite, poco più a sud nel pozzo di San Vitale la quantità della sostanza è invece salita, e ora sta per superare il limite di legge, in via San Trovaso meglio restare alla lontana dall’acqua di falda: il mercurio resta stabile a 5,6 microgrammi al litro. L’area interessate dal fiume di mercurio si estende per 9 chilometri in direzione sud est, ed è larga la massimo 2,5 chilometri.
«Queste cifre fotografano l’andamento della falda, ma anche la zona della possibile origine dell’inquinamento», spiega Zanoni, «sembra evidente che sia nella zona di Paese, ai confini con Quinto. Ma per scoprirlo è necessario fare ulteriori indagini». Che costerebbero 300 mila euro, necessari a realizzare dei nuovi pozzi spia che vadano a circoscrivere gradualmente l’area di provenienza del mercurio, fino ad individuarla precisamente.
«Ho presentato un emendamento al bilancio della Regione, ma è stato bocciato dalla maggioranza. Nonostante nella Lega ci siano molti trevigiani, e nonostante il fatto che l’emergenza mercurio è già costata 3 milioni di euro alla colletività», spiega Zanoni. «Tra l’altro in molti altri casi l’origine dell’inquinamento è stata cercata e trovata. Nel caso Pfas è stato individuato lo stabilimento Miteni a Trissino, mentre per il Bromacile a Paese e Quinto era stata individuata la discarica Tiretta. Non abbiamo ancora una situazione apocalittica come quella del Pfas, che però non tutti sostengono sia pericolosissimo. Del mercurio invece ne siamo certi: è tossico. Trovare la fonte è fondamentale, per questo ho deciso di rivolgermi alla Procura»
La Tribuna di Treviso – 30 ottobre 2016