Ieri sono arrivate le scuse di Poste Italiane. Ma per ora la nota dell’azienda non basta a placare la rabbia e l’angoscia di una 43enne di Mareno di Piave, malata di cancro, che per un mese ha atteso inutilmente il recapito del referto oncologico e ha potuto leggerlo solo giovedì scorso grazie ai carabinieri, i quali hanno ottenuto il recupero del plico sotto una catasta di corrispondenza mai consegnata a causa della mancanza di portalettere.
Un caso che, nell’indignazione bipartisan, in queste ore è già approdato in Parlamento. La donna ha spiegato di essersi sottoposta ancora lo scorso 19 dicembre ad una Pet Tac all’ospedale di Castelfranco Veneto, ma di non aver mai ricevuto a casa l’esito, nonostante l’Usl 8 avesse emesso il risultato già il 27 di quel mese.
«La lettura degli esami diagnostici – ha confermato l’azienda sanitaria – avviene quasi sempre nell’arco di uno o due giorni e quotidianamente la segreteria della Medicina Nucleare provvede a consegnare i referti da inviare tramite lettera a chi si occupa delle spedizioni. Le spedizioni avvengono un paio di volte la settimana. Dopo l’invio, ovviamente, i tempi non dipendono più dall’Usl 8».
Dipendono infatti dal servizio postale, che però ultimamente sta registrando pesanti ritardi, soprattutto nelle frazioni di Bocca di Strada e Santa Maria del Piave. «Avevo ricevuto segnalazioni da diversi cittadini sulla mancata distribuzione di buste e giornali – ha sottolineato il sindaco Gianpietro Cattai – ma nulla di così grave. Mi riservo di esaminare una situazione evidentemente complessa, ma chiedo che sia fatta piena chiarezza sull’accaduto». In attesa delle indagini ufficiali, l’impiegata ha tuttavia dovuto fare da sé. «Avevo chiesto il recapito tramite posta prioritaria – ha raccontato – ma i giorni passavano e non arrivava niente. La prima settimana ho pazientato per via delle festività, la seconda ho portato ancora pazienza perché l’ufficio era chiuso per lavori. Il 15 gennaio ho mandato mia suocera a chiedere informazioni agli sportelli. Gli addetti le hanno risposto che il postino era ammalato, che loro non erano autorizzati a mettere le mani sulla corrispondenza e che doveva rivolgersi alla sede centrale di Conegliano, da cui però è stata rimpallata nuovamente alla filiale di Mareno, dove le è stato detto che anche il responsabile dei portalettere era assente per malattia».
A quel punto alla 43enne non è rimasto che rivolgersi, quella sera stessa, ai carabinieri della stazione di Susegana, accordandosi per un intervento all’ufficio postale l’indomani mattina. «I militari hanno aiutato la signora a trovare la sua missiva», ha testimoniato il colonnello Ruggiero Capodivento, comandante provinciale dell’Arma. «Inizialmente – ha riferito la signora – il direttore ha sostenuto di non essere il responsabile dei portalettere, al che i carabinieri hanno ribadito che non stavamo cercando una cartolina di auguri, bensì un referto oncologico. In quella stanza c’era così tanta posta inevasa che per cercare il mio plico si sono messi in quattro e l’hanno trovato solo dopo tre quarti d’ora».
Finalmente la paziente ha così potuto leggere la triste conferma della sospetta diagnosi, un linfoma non Hodgkin. «Questo disservizio – ha confidato – ha ritardato di quindici giorni la visita in Ematologia all’ospedale di Treviso e dunque l’effettuazione di due biopsie propedeutiche alla chemioterapia. Tutti mi chiedono se farò causa alle Poste, ma penso di dover prima aspettare il riscontro della magistratura alla mia denuncia e comunque adesso voglio pensare alle mie cure e ai miei due bambini. Di sicuro finora nessuno si è scusato con me».
L’azienda Poste Italiane l’ha fatto appunto nel tardo pomeriggio di ieri attraverso un comunicato stampa, in cui si è detta «profondamente rammaricata» e ha così motivato il disservizio: «Il ritardo scaturisce da una serie di circostanze concomitanti, originate da un picco di lavorazioni per via delle festività natalizie e dalla improvvisa assenza di numerosi portalettere. A causa di questo, il plico – affrancato il 31 dicembre scorso – è rimasto depositato nell’ufficio postale in attesa di consegna. Poter spiegare le ragioni alla base dell’episodio non può dissipare ovviamente l’amarezza per quanto avvenuto né il grave disagio sopportato dalla signora, per il quale ancora ci scusiamo». Parole che non bastano alla politica. «Chi ha sbagliato – ha tuonato il governatore Luca Zaia – deve assumersi tutte le sue responsabilità. Si tratta di un episodio vergognoso che in Veneto non deve più accadere».
La deputata Pd Simonetta Rubinato ha presentato un’interrogazione al ministro Maurizio Lupi: «Credo che il Governo abbia il dovere di sollecitare Poste Italiane, che tra l’altro gestiscono il servizio di recapito della corrispondenza in condizioni di monopolio». Analoga iniziativa è stata annunciata dal senatore udc Antonio De Poli per una vicenda definita «da Paese incivile e retrogrado».
Angela Pederiva – Il Corriere del Veneto – 21 gennaio 2014