Il ministero ha bocciato il progetto veneto delle medicine di gruppo integrate, perché la Corte dei Conti ha detto che sarebbero maggiori i costi dei benefici. E ora la Cgil, con un documento, punta il dito contro i ritardi della Regione: «La bocciatura delle medicine di gruppo integrate», dice il sindacato, «fa saltare il fulcro del Piano socio sanitario regionale (Pssr), ossia dell’intera riorganizzazione del sistema salute sul territorio. A sei anni dalla legge regionale di programmazione sanitaria, capiamo oggi che forse è stata tutta una beffa». Anche per colpa, sottolinea la Cgil, «degli sbalorditivi ritardi e le gravi negligenze ai danni dell’utenza e della popolazione della Marca». Anche se, sempre la Cgil, ammette che da parte del direttore generale dell’Usl di Marca, Francesco Benazzi, c’è sempre stata «disponibilità al confronto». Ma torniamo al documento d’accusa della Cgil: «Quando è stato presentato il Pssr, era il 2012, come sindacato si sono condivisi gli obiettivi generali posti dalla Regione e, pancia a terra, ci si è messi subito a lavorare, analizzando la situazione in provincia di Treviso per definire proposte migliorative e dare risposta ai bisogni di salute, anche quelli emergenti, della popolazione», dice il leader della Cgil Giacomo Vendrame, «Ma dopo sei anni poco o nulla è stato fatto, tutto è ancora ai nastri di partenza. E così la beffa è servita». Paolino Barbiero, segretario generale pensionali della Cgil: «Ma i nostri anziani, le fasce più deboli della società, non possono più aspettare. Degli ospedali di comunità non c’è traccia, in attesa della riforma delle Ipab il numero delle impegnative di residenzialità nelle case di riposo è sempre lo stesso, le liste di attesa si allungano e anche le persone più anziane sono costrette a spostarsi tra i diversi ospedali della provincia, se non addirittura a ricorre direttamente al privato. Per non parlare poi dei milioni di euro destinati ai medici di base per creare le medicine di gruppo, le stesse bocciate dal ministero». Ivan Bernini, segretario generale della Funzione pubblica Cgil: «Personale sanitario, tra l’altro sempre più vecchio, spremuto fino all’osso con turni estenuanti, ferie e permessi che saltano, costretto a farsi in quattro per mantenere in piedi i servizi nonostante la cronica carenza numerica. La programmata e mai attuata sanità sul territorio aveva riacceso tra il personale le speranze, in particolare, quelle di snellire i pronto soccorso e sfoltire le corsie dei reparti». La replica di Benazzi. «I nuclei di medicina di gruppo integrata ad oggi sono una decina nella Marca, e resteranno attivi comunque. Ma sedendoci attorno a un tavolo cercheremo di crearne altri, riducendo i costi per non andare contro quanto dice la Corte dei Conti, trovando cioè insieme ai sindacati altre formule, meno complesse», dice il direttore generale dell’Usl 2 Francesco Benazzi, «E continueremo a fare di tutto per gestire i codici bianchi il più possibile fuori dai Pronto soccorso, negli ambulatori. Come è giusto che i medici di continuità assistenziale possano fare esami e screening. Altro obiettivo, che gli infermieri nel Triage avanzato siano un filtro importante. Importanti anche i ricoveri di sollievo, fino a due mesi nelle case di riposo per evitare che gli anziani restino negli ospedali. Gli ospedali di comunità? Li ripenseremo insieme. Insomma, sono aperto al confronto». (Alessandro Zago)
LA TRIBUNA DI TREVISO – Domenica, 15 aprile 2018