«Negli ultimi anni le richieste di danni, o anche semplicemente le segnalazioni di imperizia di veterinari da parte dei proprietari di animali si sono moltiplicate. E il fenomeno ha diverse ragioni». Il dottor Alberto Ansoldi, oltre ad essere uno dei professionisti attivi sul territorio è da tempo il presidente dell’ordine dei veterinari di Treviso; in questa duplice veste ha avuto modo di percepire come si sia evoluto il rapporto con gli “animali da affezione” sia dentro le case, sia nel rapporto con i veterinari.
«Da anni sta crescendo esponenzialmente il sentimento familiare che lega l’uomo all’animale di casa, al punto che senza troppi problemi ormai i cani, i gatti o altri animali vengono equiparati in tutto e per tutto a membri della famiglia» spiega Ansoldi, «con tutto quello che ne consegue. La morte di un animale, ad esempio, specie se avvenuta a seguito di un intervento veterinario, sempre più spesso viene affrontata con l’intenzione di chiarire e scongiurare ogni sospetto su un’eventuale responsabilità di terzi. Procedura che in altri anni non veniva nemmeno presa in considerazione». Di qui l’aumentare delle segnalazioni fatte all’ordine dei veterinari da parte dei cittadini, le denunce e il conseguente crescere delle istruttorie aperte dal consiglio per verificare quanto segnalato. «Aggiungete a questo il fatto che negli ultimi anni i veterinari hanno aumentato molto sia le loro competenze, sia la difficoltà dei loro interventi e capirete il contesto in cui ci troviamo». A questo va aggiunto anche il fatto che immancabilmente «ci sia chi intravede nella morte del proprio animale anche la possibilità di un risarcimento, anche se non dovuto» precisa il presidente dell’ordine specificano però che «fortunatamente si tratti di una minoranza».
Ma alla fine, la responsabilità a chi viene data? «C’è l’errore umano, c’è lo sbaglio in fase operatoria, sono cose che non dovrebbero capitare ma avvengono e quando lo abbiamo accertato attraverso le nostre istruttorie lo abbiamo sanzionato come previsto dall’ordine. Ma molto spesso i veterinari non hanno colpa» spiega Ansoldi, «la gran parte delle segnalazioni all’ordine arriva a seguito di un comprensibile e lecito dolore per la morte del proprio animale che però non ha rapporto con l’operato dei medici».
La Tribuna di Treviso – 7 febbraio 2017